| Omelia (19-10-2025) | 
| Missionari della Via | 
|  
                         La necessità di pregare sempre, come dice Gesù, si scontra con una certa resistenza che avvertiamo quando si tratta di metterci a pregare, perché: «la preghiera è qualche cosa di spontaneo, e di non spontaneo ad un tempo» (Romano Guardini). In effetti, se riconosciamo di essere spontaneamente capaci di invocare il Signore, allo stesso tempo abbiamo bisogno di sapere di dover pregare, che la preghiera è anche una scelta. Il Vangelo di oggi, con il termine «stancarsi» (v. 1) ci rivela chiaramente che la preghiera può tediare. Quante volte ci siamo sentiti esausti, come se le nostre invocazioni salissero al cielo e si dissolvessero nel vento? Quante volte il pregare ci è sembrato un tempo sprecato? Ecco perché c'è l'esigenza di specificare che bisogna pregare sempre, senza stancarsi, perché la nostra umanità si ribella, vuole tutto e subito, non sa stare nell'attesa! Attendere è una delle espressioni più belle dell'amore. Chi ama, sa cercare e attendere, un po' come leggiamo nel Salmo 63 che recita: «O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco». L'aurora indica un desiderio che nasce appena il giorno comincia, come prima necessità, prima ancora del pane o dell'acqua, ma ci dice anche che qualcuno, per incontrare il suo Dio, sa attraversare la notte. Chi ama sa stare saldo nella preghiera: «L'anima mia attende il Signore più che le sentinelle l'aurora» (Sal 130,6). Questo brano del Vangelo ha come tema principale la venuta del Signore e ci mostra come alimentare con la preghiera questa attesa. Ci mette alla scuola di una vedova che chiede giustizia e non si stanca. Possiamo ripeterci: Chi ama non si stanca! La preghiera è una lotta, come quella della vedova che bussa, e sembra abbia a che fare con il disinteresse del giudice a cui chiede aiuto; ma lei attende e lotta, diventa inopportuna, perché desidera ardentemente quello che chiede. La preghiera fa questo servizio per il Regno, bussa alle porte del cielo insistentemente, ci fa restare connessi con la presenza di Gesù e in attesa della parusia, del suo ritorno nella gloria. I santi ci hanno testimoniato che le grandi opere si sostengono con la preghiera, e il desiderio del regno di Dio viene alimentato con la preghiera. Come può rimanere impassibile il Dio dell'Amore davanti a chi grida giorno e notte verso di Lui? No, farà giustizia, interverrà! Che belle, poi, le parole conclusive: «Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà troverà la fede sulla terra?» (v 8). Sembrano espressioni di un innamorato che chiede presenza; "ti troverò?", possono risuonare come le parole del Cantico dei Cantici che l'amato rivolge all'amata: «Alzati amica mia, mia bella, e vieni presto!» (Ct 2,13). L'amore desidera essere desiderato. Dio desidera trovarci! La preghiera è intimamente legata all'amore: ne condivide i tempi, le attese, le trasformazioni. Pregare, come amare, è desiderare profondamente, è tendere con tutto sé stessi verso un incontro sperato, è aspirare alla totalità di una comunione che non conosce fine.  |