Omelia (11-10-2025)
Missionari della Via


La prima vocazione è quella alla vita, ma saremo felici di essere venuti alla luce quando risplenderemo della stessa luce di Dio. Ecco perché sono beati non coloro che traggono gloria dalla nostra nascita, perché siamo importanti o potenti, ma coloro che vivono da figli di Dio. Ormai, e sempre di più, dobbiamo svegliarci dal sonno, la Scrittura ci dice chiaramente che la salvezza della nostra vita consiste nel vivere la Parola di Dio, cioè, incarnare l'amore di Dio. Anche le nostre pratiche religiose possono essere vuote e inconsistenti se non partono dal desiderio di vivere l'imitazione di Cristo. Tutto ciò che vivo può essere letto secondo un criterio mondano, di prestigio e di apparenza, oppure come incarnazione della vita di Cristo. Nessuno ci ha detto che non dobbiamo cercare la gloria ma dovremmo discernere quale sia la vera gloria. Così nella parrocchia, nella comunità, in famiglia, in convento, al lavoro posso vivere con un criterio mondano, quello dell'apparire, del primeggiare, del disobbedire alla Parola di Dio oppure alla lieta sequela di Cristo.

«Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo» (L'imitazione di Cristo, Cap I,1).

«Il pensiero che io sono obbligato ed ho per mio compito principale ed unico il farmi santo ad ogni costo, deve essere la mia preoccupazione continua: preoccupazione serena, però, e tranquilla, non pesante e tiranna. Di ciò mi debbo ricordare ogni momento, dal primo apre degli occhi alla luce del mattino, all'ultimo chiuderli al sonno, nella sera. Non torniamo, dunque, ai modi, agli usi di una volta. Serenità e pace, ma costanza e intransigenza» (S. Giovanni XXIII).