| Omelia (10-10-2025) |
| Missionari della Via |
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Commento su Luca 11,15-26 L'opera del demonio è quella di creare divisione e spesso lo fa generando confusione, mescolando verità e menzogna, creando sospetti, complottismi, diffidenze. Il male pratica l'arte della divisone! Il termine diavolo viene proprio dalla parola diabàllo, cioè divisore, e rappresenta la sua missione, cioè quella di mettersi di traverso, ostacolare il bene, dividendo. Al tempo di Gesù accusarono lui stesso di essere un seguace del divisore! Nella Scrittura il Vangelo di Giovanni descrive l'opera del diavolo con parole chiare e forti: «Disse loro Gesù: [...]. Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna» (Gv 8, 42-44). Il diavolo è proprio così: quando dice il falso parla del suo; perciò, se assecondiamo la sua seduzione diveniamo suoi simili, menzogneri, accusatori. La lotta contro il male nella vita cristiana è un cammino serio, da non sottovalutare: il nostro vivere non è mai neutro. Perciò dobbiamo essere vigilanti, pronti, perché il male non si scaccia una volta per tutte, continua nel mondo la sua opera di seduzione. Il più grande rischio è non comprendere che la conversione riguarda tutta la vita. Non è che se divento ministrante, catechista, prete, frate, o madre o padre, o lavoro come teologo, o sono vescovo o Papa non sarò più tentato. La conversione è un cammino di tutta la vita, perciò la preghiera, l'esercizio delle virtù, la fraternità, la meditazione della Parola mi aiutano a ricordare di non dare spazio al male, di non dargli udienza nella mia vita. la vita, in realtà, è miserabile cosa, indegna di essere vissuta; e che meglio sarebbe stato, almeno, strapparle con forza e ad ogni costo i pochi beni che essa riserva: anche prevaricando su ogni innocenza e violando ogni presunta dignità dell'esistere, propria o altrui'. Io credo invece fermamente che la vita meriti di essere vissuta come una benedizione: non mi rammarico di avervi creduto, ma solo di non averlo fatto come era giusto. Non mi pento di aver voluto bene: neppure quando mi sono preso cura di uomini e donne che ora mi sono nemici. Né di aver stabilito legami che ora si indeboliscono con persone che non avrei mai voluto lasciare. Né di aver cercato cose buone per me e per gli altri, anche senza trovarle. Non sono mortificato dagli slanci della mia fede e della mia speranza: ma semmai dalla facilità della mia rassegnazione e della mia mediocrità. Non è della mia debolezza che mi dispiaccio: è del facile affetto che nutro per essa, quando mi compiaccio di ritenerla un titolo di credito per la mia presunzione di essere umile (Pierangelo Sequeri). |