| Omelia (07-10-2025) |
| Missionari della Via |
|
Eccoci alle prese con Marta e Maria, un testo splendido e profondo. Qual è il problema di Marta? Non è il suo "fare". Lei accoglie Gesù con tanto amore e si occupa di tutti quei dettagli legati all'ospitalità. Ma si fa prendere troppo da quello che fa, al punto da farsi prendere dall'ansia e... dimenticare Gesù! Sì, fa tante cose per Gesù, ma perde di vista Gesù. Perde di vista l'importanza dello stare con Lui, dell'ascoltarlo, e si fa travolgere dall'affanno. Il primo servizio che possiamo rendere a Dio è ascoltarlo. La preghiera stessa, prima che lode o richiesta è disponibilità all'ascolto. Quante volte invece si parte in quarta con le cose da fare. La mattina stessa Dio, che ci dona la vita, fatica a trovar spazio per quei pochi minuti di preghiera! E poi, durante il giorno, quante volte ci si lascia travolgere dall'affanno: "devo fare questo, devo fare quest'altro..." e guai a chi ci interrompe. A volte siamo più attaccati a ciò che facciamo che non aperti a Dio e agli altri. In fondo, tante volte cerchiamo noi stessi in ciò che facciamo e non il bene degli altri. Chiediamoci in santa semplicità: quando faccio qualcosa e vengo interrotto, come reagisco? Quali sono quelle cose per le quali mi affanno di più? Quando faccio qualcosa, il cuore rimane aperto a Dio e agli altri? «Maria seduta ai piedi del Signore ascolta la sua parola. Il primo servizio da rendere a Dio " e a tutti " è l'ascolto. Dare un po' di tempo e un po' di cuore; è dall'ascolto che comincia la relazione. Allora una sorta di contagio ti prende quando sei vicino a uno come Lui, un contagio di luce quando sei vicino alla luce. Mi piace immaginare questi due totalmente presi l'uno dall'altra, lui a darsi, lei a riceverlo. E li sento tutti e due felici, lui di aver trovato un nido e un cuore in ascolto, lei di avere un rabbi tutto per sé, per lei che è donna, a cui nessuno insegna. Lui totalmente suo, lei totalmente sua. Marta, Marta tu ti affanni e ti agiti per troppe cose. Gesù, affettuosamente raddoppia il nome, non contraddice il servizio ma l'affanno, non contesta il cuore generoso di Marta ma l'agitazione. A tutti, ripete: attento a un troppo che è in agguato, a un troppo che può sorgere e ingoiarti, troppo lavoro, troppi desideri, troppo correre, «prima la persona poi le cose». Ti siedi ai piedi di Cristo e impari la cosa più importante: a distinguere tra superfluo e necessario, tra illusorio e permanente, tra effimero ed eterno. Dice Gesù: non ti affannare per nulla che non sia la tua essenza eterna. Gesù non sopporta che Marta, sia impoverita in un ruolo di servizio, che si perda nelle troppe faccende di casa: Tu, le dice Gesù, sei molto di più. Tu non sei le cose che fai; tu puoi stare con me in una relazione diversa, condividere non solo servizi, ma pensieri, sogni, emozioni, sapienza, conoscenza. Perché Gesù non cerca servitori, ma amici, non persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose dentro di sé, come santa Maria: ha fatto grandi cose in me l'Onnipotente. Il centro della fede non è ciò che io faccio per Dio, ma ciò che Dio fa per me. In me le due sorelle si tengono per mano. Con loro passerò da un Dio sentito come affanno, è Marta, a un Dio sentito come stupore, è Maria. Imparerò a passare da un Dio sentito come dovere, a un Dio sentito come desiderio» (p. Ermes Ronchi). |