| Omelia (12-10-2025) |
| padre Ezio Lorenzo Bono |
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CRISTIANI-CRETINI? (Piergiorgio Odifreddi) I. Tempo fa ho assistito, all'università LUMSA dove insegno Educazione Permanente, alla presentazione del libro di Piergiorgio Odifreddi "In cammino, alla ricerca della Verità. Lettere e colloqui con Benedetto XVI". Prima che parlasse l'illustre matematico - più famoso forse per le sue posizioni contro Dio, la religione e la Chiesa che per le sue ricerche scientifiche - diversi studiosi e personaggi di spicco hanno presentato le loro riflessioni sull'argomento in questione. All'autore Odifreddi, che presentava il suo libro in un ateneo cattolico sempre aperto al dialogo anche con chi ha idee totalmente contrarie, qualcuno si è tolto anche lo sfizio di ricordargli certe sue posizioni ben poco scientifiche, come quelle relative all'identificazione da lui fatta di "cristiani-cretini", o la sua partecipazione (anche se poi ha precisato la sua posizione) al boicottaggio del discorso di Papa Benedetto XVI all'Università La Sapienza - un ateneo fondato dalla Chiesa e oggi statale - dove furono proprio alcuni studenti e docenti a impedire al Papa di parlare. Certo che voler zittire, in un'università, la voce dell'altro e quindi chiudersi al confronto, è qualcosa di poco scientifico. Infine anche il matematico prese la parola, e devo riconoscere che fu brillante. La conclusione, però, è che nonostante i diversi colloqui e le lettere scambiate con Papa Benedetto XVI, egli è rimasto nella sua posizione, senza smuoversi di un millimetro. Prima di terminare l'evento, a sorpresa è intervenuto l'attore comico Lino Banfi, che ha fatto anche lui la sua testimonianza riguardo agli incontri avuti con Papa Benedetto XVI, ma con esiti totalmente diversi. Ascoltare Odifreddi e Banfi parlare entrambi della Verità - dal primo ricercata e dal secondo sperimentata - è stato come sentire qualcuno che conosce tutto sul gelato, gli ingredienti, le proprietà, gli aspetti nutritivi, ma non ne ha mai mangiato uno, e dall'altra parte uno che non sa nulla di tutto ciò, ma il gelato l'ha mangiato e ne è rimasto felice. II. Forse qualcuno si starà chiedendo dove voglio arrivare con questo discorso. Io non so se sono gli eventi quotidiani che mi aiutano a leggere il Vangelo o se è il Vangelo che mi aiuta a leggere gli eventi. In ogni caso mi sembra che tutto sia collegato, che ogni cosa sia intrisa di Vangelo, di Dio. Il Vangelo di questa domenica, che parla dei dieci lebbrosi guariti ma di uno solo che si salva, mostra come tutti gli uomini ricevano da Dio la possibilità di essere guariti, di vivere la loro vita; ma per salvarsi, quello non dipende da Dio, bensì dagli uomini. Gli altri nove guariti non hanno sentito la necessità di ritornare all'origine della loro vita rinnovata: hanno voluto solo andare a vivere la loro vita. Il samaritano guarito, non così intelligente come gli altri nove ebrei, non così conoscitore delle Scritture, non così "scienziato" e magari - secondo Odifreddi - un po' "cretino", ha saputo non solo cercare, ma anche incontrare la Verità. Non basta sapere tutto sul gelato: bisogna assaggiarlo. Leggendo il Vangelo dei dieci lebbrosi, mi sono ricordato di un'esperienza drammatica, di quando stavo annegando nell'oceano Atlantico in Brasile, insieme ad altri due amici con i quali eravamo andati a nuotare troppo al largo e, a causa delle forti correnti, non riuscivamo più a tornare indietro. Per fortuna dei bravi bagnini ci hanno salvato portandoci a riva. Poi l'ambulanza ci ha portati in ospedale, dove ci hanno fatto diverse flebo. Dopo qualche ora, usciti dall'ospedale, abbiamo deciso di tornare in spiaggia per ringraziare i bagnini che ci avevano salvato. Loro, vedendoci, rimasero molto sorpresi e ci dissero con commozione: "Con tutte le persone che abbiamo salvato finora, voi siete gli unici che siete tornati indietro per ringraziarci". Uno stupore che ricordava quello di Gesù quando chiese: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono?». Penso che ciò che ci manca, tante volte, è riconoscere che tutto quello che abbiamo e siamo è un dono. La gratitudine nasce proprio da questo. Il mio caro confratello P. Giorgio, parlando di una persona morta anni fa che avevamo conosciuto entrambi, diceva che quella persona era incapace di dire "grazie": si sforzava, ma la parola gli si strozzava in gola. "Per questo", concluse P. Giorgio, "era una persona infelice". È proprio vero: chi non sa riconoscere la vita come un dono, e non sa ringraziare per quello che riceve, è un infelice. Uno che si sente sempre in credito, che non si accontenta, a cui manca sempre qualcosa, non può essere felice. Una persona felice ringrazia sempre, in ogni circostanza. Un infelice, un insoddisfatto, si lamenta sempre, anche se nuotasse nell'oro. III. In conclusione. A volte siamo anche noi come quei nove lebbrosi che, pur avendo la pelle candida, portano la lebbra nell'anima, nel cuore. Non sappiamo godere di tutto ciò che il Signore ci concede: non lo riceviamo come un dono, ma come qualcosa che ci spetta, proprio come quei nove guariti che non hanno pensato minimamente a ringraziare chi li aveva guariti. Ritenevano che fosse un loro diritto. Occasioni belle nella vita accadono, ma sta a noi saperne fare tesoro. Odifreddi ha avuto la fortuna di frequentare un uomo straordinario come Papa Benedetto XVI - uno dei più grandi teologi e filosofi della storia della Chiesa (e non solo) e, senza dubbio, di un'intelligenza di gran lunga superiore a quella del suo interlocutore matematico. Eppure, nonostante questa fortuna, non ha incontrato la Verità che sta cercando. (N.B. Trovo curioso che nel titolo del suo libro Verità sia scritto con la V maiuscola). Dall'altra parte abbiamo Lino Banfi, un cristiano - magari un "cretino" per Odifreddi - per il quale l'incontro con Papa Benedetto ha cambiato la vita: si commuoveva mentre raccontava alcuni momenti vissuti col Pontefice. E mi venne un dubbio su chi fosse davvero il "cretino". Banfi chiuse il suo discorso lanciando scherzosamente a Odifreddi la sfida di spiegare la logica dell'illogicità della sua presenza (di Banfi) a quell'evento. Per me non c'era nulla da spiegare: la sua presenza lì era più logica di tante formule matematiche. Forse la fede è proprio questo: la logica dell'illogico, la scienza del cuore, il passo di chi non capisce tutto ma continua a camminare. E se essere "cretini" significa saper dire "grazie" ed essere felici, allora mi viene da dire, con le parole di Franco Battiato: "A me non interessa sentirmi intelligente ascoltando dei cretini che parlano... preferisco sentirmi cretino ascoltando una persona eccelsa che parla". _______ Ti invito a guardare (e se ti piace metti un like o scrivi un commento) il videomessaggio settimanale di 30 secondi (in italiano, portoghese, inglese, francese e spagnolo) ispirato al Vangelo della Domenica, che puoi trovare (generalmente verso il fine settimana) sul mio profilo Facebook , Instagram e TikTok, sul mio canale Youtube e sul mio canale Whatsapp. Il testo del commento al Vangelo lo puoi trovare anche sulla mia WebPage, oltre che su Qumran2 e su lachiesa. 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