| Omelia (03-10-2025) |
| Missionari della Via |
|
Nella nostra vita esiste la possibilità di coltivare una durezza di cuore che fa' chiudere alla grazia e disprezzare chiunque porti qualcosa di buono. Si tratta di una chiusura tale che può far leggere anche le opere di Dio in modo negativo. Nella prima lettura, il profeta Baruc riporta la confessione del popolo: Dio aveva promesso loro una terra di latte e miele, ma essi hanno scelto la ribellione, voltando le spalle alla sua voce. Il mancato compimento immediato delle promesse, viene interpretato come inganno divino e genera in loro un cuore indurito. Letture distorte provocano amarezza e smarrimento, e aprono la porta a una vita segnata da disordine e sofferenza, a una chiusura collettiva al bene, anche nelle nostre comunità, nei gruppi o movimenti, come in città intere. Uno dei rimedi che possiamo cogliere dalle letture del giorno è quello di coltivare l'umiltà. Solo così il cuore, da indurito, può tornare morbido, capace di ascolto e di fiducia paziente. Le virtù hanno una caratteristica molto bella: non servono a definire la perfezione del nostro io (altrimenti sarebbero arti nascoste della superbia) ma servono a somigliare a Dio stesso, ricevendo la sua grazia. È importante mantenere nella fede una prospettiva d'insieme rispetto alle virtù da coltivare. Pensiamo che Cafarnao, in Galilea, luogo dove ha vissuto Pietro e dove Gesù è stato tutto il primo periodo del suo ministero, ha potuto indurire il cuore alla grazia. Gesù ci dice che anche una città benedetta potrebbe chiudersi a Dio! Ma se lì ha operato Gesù, com'è possibile che possa succedere questo? Perché siamo liberi e responsabili e soprattutto siamo chiamati alla fraternità. Quindi, non può essere che sono un buon cristiano perché ho un parente sacerdote o perché c'è qualcuno che prega per tutti in famiglia. Così come nelle comunità parrocchiali non basta un buon parroco se non ci convertiamo! Anni fa in un ritiro fra preti qualcuno ebbe a lamentarsi delle divisioni fra confratelli sacerdoti e chiedeva conto al Vescovo, dicendogli che doveva sistemare la situazione. Egli saggiamente rispose che dovevano preoccuparsi di vivere il Vangelo e curare la loro vita spirituale, perché le loro inimicizie non potevano essere risolte senza una conversione personale e collettiva. Noi siamo tutti davanti a Dio personalmente e allo stesso tempo dobbiamo curarci di costruire comunione e fraternità. Possiamo, infatti, creare vere e proprie chiusure di cuore collettive se impariamo a diffondere invidia, calunnia, maldicenze, rivalità, contese e, soprattutto, se non ci preoccupiamo della nostra vita spirituale e di vivere la comunità cristiana come luogo della relazione con Dio. La chiusura di cuore è un brutto male che ci espone a vite che costruiscono inferno attorno! Preghiamo oggi la Vergine Maria, maestra di umiltà, Colei che ha saputo intercettare Dio nel quotidiano, affinché si purifichi la nostra mente e il nostro cuore e ci porti a conversione. Tutti abbiamo bisogno di convertici! «La gloria di Dio brilla nei suoi amici e lungo il cammino li plasma, di conversione in conversione. Cari fratelli e sorelle, sulle tombe degli Apostoli, meta millenaria di pellegrinaggio, anche noi scopriamo che possiamo vivere di conversione in conversione. Il Nuovo Testamento non nasconde gli errori, le contraddizioni, i peccati di quelli che veneriamo come i più grandi Apostoli. La loro grandezza, infatti, è stata modellata dal perdono. Il Risorto, più di una volta, è andato a prenderli per rimetterli sul suo cammino. Gesù non chiama mai una volta sola. È per questo che tutti possiamo sempre sperare, come ci ricorda anche il Giubileo» (papa Leone XIV). |