Omelia (28-09-2025)
don Lucio D'Abbraccio
C'è un Lazzaro alla tua porta e forse non te ne accorgi!

Quante volte, a fine giornata, ci sentiamo esausti? Corriamo tutto il giorno: il lavoro, la famiglia, le bollette da pagare, i problemi di salute, le preoccupazioni per i figli... Viviamo immersi in una specie di "bolla", la bolla dei nostri impegni e dei nostri pensieri. E in questa bolla, facciamo fatica a vedere chi c'è fuori.
Il Vangelo di oggi ci presenta un uomo che viveva nella bolla più lussuosa che si possa immaginare. «Un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti». La sua vita era perfetta, piena, soddisfacente. Almeno così credeva lui. L'evangelista Luca, inoltre, scrive che «un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco».
Ebbene, il peccato terribile di quest'uomo ricco non è la sua ricchezza. Il Vangelo non condanna il possedere dei beni. Il suo peccato, un peccato mortale, è l'indifferenza. Lui non vedeva Lazzaro. Passava ogni giorno davanti a lui, ma Lazzaro era diventato, per quest'uomo ricco, invisibile!
E ora, davanti a questo atteggiamento, facciamoci una domanda onesta: quanti "Lazzaro" rendiamo invisibili ogni giorno? Pensateci bene. Lazzaro oggi può essere quel collega in ufficio che vediamo sempre cupo e solo, e a cui non chiediamo mai "Come stai davvero?" perché abbiamo troppe email a cui rispondere. Lazzaro può essere quell'anziano vicino di casa, che vive solo e che non vediamo da una settimana, ma ci diciamo "Avrà i suoi figli che se ne occupano". Lazzaro è il genitore che ci chiama al telefono e al quale rispondiamo in fretta, con la testa già alla prossima cosa da fare, senza ascoltare davvero la sua solitudine. Lazzaro è la persona che ci chiede l'elemosina fuori dal supermercato, e davanti alla quale abbassiamo lo sguardo e acceleriamo il passo, infastiditi. Lazzaro è persino in casa nostra: è il coniuge o il figlio a cui non dedichiamo più uno sguardo d'amore, ma solo ordini di servizio e lamentele.
Vedete? Non serve essere ricchi come l'uomo del Vangelo per costruire un muro davanti alla nostra porta. Basta la nostra fretta, la nostra superficialità, il nostro egoismo. Ogni volta che scegliamo di non vedere, di non ascoltare, di non fermarci, stiamo scavando un «grande abisso», come dice il Vangelo.
Questo abisso non lo crea Dio dopo la morte. Questo abisso lo scaviamo noi, qui, in vita, con le nostre scelte quotidiane. San Gregorio Magno ci avvertiva dicendo: «Quando porgiamo ai bisognosi le cose necessarie, non elargiamo le nostre cose, ma restituiamo loro le sue». Non è generosità, è giustizia. Stiamo solo restituendo a un fratello ciò che è anche suo.
Nella parabola, annota l'autore sacro, sia il ricco che Lazzaro, muoiono. Lazzaro «fu portato dagli angeli accanto ad Abramo», mentre il ricco va all'inferno e, da questo luogo di dannazione e tormenti, si preoccupa per i suoi fratelli. Chiede ad Abramo di mandare Lazzaro ad avvertirli. Ma la risposta di Abramo è tagliente e vale anche per noi oggi: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro». Cosa significa per noi? Significa: «Avete il Vangelo, avete la Chiesa, avete i Sacramenti, avete la Messa ogni domenica. Avete la voce della vostra coscienza. Cosa aspettate di più? Un miracolo? Un segno dal cielo?». Il vero segno, il vero miracolo che Dio ci manda ogni giorno è proprio il Lazzaro che mette alla nostra porta. Il volto del povero è la Parola di Dio che si fa carne oggi per noi. Come diceva San Giovanni Crisostomo: «Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non trascurarlo quando lo vedi nudo. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo lasci nel freddo e nella nudità». L'Eucaristia che celebriamo non ha senso se poi usciamo e ignoriamo il Cristo che incontriamo nei poveri.
Allora come possiamo imparare a «vedere»? Come possiamo uscire dalle nostre bolle? Guardiamo a Maria.
Maria è la donna che «ha visto». Alla festa di nozze di Cana, nessuno si era accorto di nulla, ma Lei sì. Lei ha visto la necessità, la vergogna di quei due sposi, e ha detto a Gesù: «Non hanno più vino». Non è rimasta indifferente. Ha visto, ha avuto compassione e ha agito. Maria è colei che non è rimasta chiusa nella sua bolla di «Madre di Dio», ma è corsa «in fretta» ad aiutare la cugina Elisabetta. Ha visto il bisogno e si è fatta serva.
Chiediamo oggi alla Madonna di prestarci i suoi occhi e preghiamola dicendo: «O Maria, tu che hai visto la necessità a Cana, donaci i tuoi occhi per vedere i tanti Lazzaro che siedono alla porta del nostro cuore, della nostra casa, della nostra città. Sciogli la nostra indifferenza, dacci il coraggio di attraversare la strada e la forza di condividere non solo le briciole, ma il pane della nostra vita. Amen!».