Omelia (28-09-2025)
diac. Vito Calella
I "Lazzari" ci esortano ad entrare con forza nel Regno di Dio

Come "figli della luce" investiamo nella "ricchezza dello Spirito Santo" in noi.
Vogliamo far parte del gruppo dei «figli della luce» che canalizzano tutte le risorse creative della propria coscienza e buona volontà per investire nella ricchezza spirituale del dono dello Spirito Santo, che già dimora in noi.
Ogni giorno vogliamo invocare incessantemente lo Spirito Santo per poter diventare «uomini di Dio» (1 Tm 6,11a) e «appartenere a Cristo come Cristo appartiene a Dio Padre» (cfr. 1Cor 3,23).
La Parola di Dio ci dice che, a partire da Gesù Cristo, «viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi» (cfr. Lc 16,16b). «Entrare nel Regno di Dio» significa combattere dominando i demoni dei nostri istinti egoistici: gola, lussuria e cupidigia nel possesso di molto denaro e beni materiali; significa superare i sentimenti egoistici di tristezza, accidia e rabbia; significa vigilare per essere liberi da pensieri e azioni competitive, che esaltano la vana gloria, il potere, l'orgoglio e l'esaltazione del proprio "Io". Siamo chiamati a fare liberamente la nostra parte scegliendo «di fuggire [dall'avidità del denaro, radice di tutti i mali], cercando giustizia, pietà, fede, amore, fermezza, mansuetudine. Vogliamo combattere la buona battaglia della fede, vincere la vita eterna, alla quale siamo stati chiamati e con la quale abbiamo fatto la nostra nobile professione di fede davanti a molti testimoni» (1 Tim 6,10.11-12).
Tuttavia, solo la nostra buona volontà non basta!
Solo lasciando che lo Spirito Santo operi in noi potremo diventare come un terreno buono e fecondo, liberato dagli arbusti di spine che sono «le preoccupazioni per le ricchezze e i piaceri della vita» (Lc 8,14a). L'avidità di possesso del denaro e dei beni materiali, e il consumismo, che ci induce a voler soddisfare continuamente i nostri istinti egoistici di lussuria e di gola, sono sempre pronti a soffocare i semi della Parola di Dio, continuamente lanciata e offerta dagli evangelizzatori, nel nome di Cristo, il seminatore.
Solo lasciando che lo Spirito Santo operi in noi potremo riconoscere e accogliere la presenza reale di Gesù Cristo morto e risuscitato attraverso la comunione con il corpo e il sangue di Cristo nella celebrazione eucaristica domenicale e saremo guidati dallo stesso Spirito Santo a riconoscere e accogliere la stessa presenza vera di Cristo in alcune persone più povere e sofferenti, che vivono tra noi, nella nostra città, nelle case dei nostri vicini. Non tutti i poveri e i sofferenti sono realmente presenza reale di Cristo risuscitato, perché la maggior parte di loro, così come i ricchi e benestanti della nostra società, sono schiavi del proprio egoismo e adorano il denaro, il successo, la fama, la vita mondana, facendo prevalere esclusivamente i propri interessi senza rispettare gli altri.
Lo Spirito Santo ci guida a scoprire tra noi quelle persone povere e sofferenti che portano il nome di «Lazzaro», il cui nome significa "Dio ha aiutato" o "Colui che è aiutato da Dio".
Sono quelle persone umili, segnate nella loro vita da molte perdite, che hanno davvero imparato a confidare solo nella provvidenza divina e hanno assunto uno stile di vita di gratitudine e gratuità, condividendo con vera gioia il poco che hanno e sono, senza mai voler apparire con i loro semplici atti di carità e rispetto per gli altri.
Sono «i poveri in spirito» che hanno assunto la povertà radicale della loro condizione umana accettando, con la consolazione dello Spirito Santo, le perdite della loro vita; hanno imparato attraverso le sofferenze della vita a staccarsi dai beni di questo mondo per vivere la mansuetudine come fiducia nell'agire provvidenziale di Dio; perseverano e resistono, consegnati a Cristo Gesù morto e risuscitato quando soffrono nella propria pelle le ingiustizie causate dall'egoismo umano dei più potenti; sono perseguitati e umiliati, anche se misericordiosi e promotori della pace, sentendosi i figli amati di Dio anche quando riconoscono che il loro cuore è spezzato e sofferente (cfr. Mt 5,3-10). Queste sono le persone che vivono ciò che insegna la parola di Dio: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33). Sanno che «non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci [del poco che abbiamo e siamo]» (cfr. 1 Tm 6,7-8).
Il povero Lazzaro della parabola evangelica di questa domenica rappresenta tutti i poveri sofferenti che hanno scoperto la loro dignità di amati figli di Dio e affrontano nella loro vita l'indifferenza e l'umiliazione di coloro che servono il denaro e non Dio.
La Parola di Dio, attraverso l'apostolo Giacomo, ci avverte: «Ascoltate, miei cari fratelli: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo perché fossero ricchi di fede ed eredi del regno che ha promesso a coloro che lo amano?» (Gc 2,5).
Impariamo dai poveri e dai sofferenti, che ci danno una luminosa testimonianza di fede, a dominare i nostri istinti, sentimenti e pensieri egoistici, che ci portano a confidare di più nel potere del denaro, del nostro "ego", dei beni materiali che abbiamo a nostra disposizione, soprattutto di tutte le innovazioni e soluzioni tecnologiche disponibili sul mercato.
Poveri e ricchi possono cadere nella trappola di confidare nelle idolatrie di questo mondo soffocando in essi la ricchezza dello Spirito Santo, che ci centralizza in Cristo, unico Signore e salvatore della nostra vita, dell'umanità e di questo mondo.
Un avvertimento a chi persiste nel fidarsi delle ricchezze di questo mondo
Continuando a leggere la prima lettera a Timoteo, troviamo la seguente esortazione: «A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non essere orgogliosi, di non porre la speranza nell'instabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne. Facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera» (1Tm 6,17-19).
Come al tempo del profeta Amos, troviamo persone che «vivono con indifferenza [nelle loro città e fattorie] si sentono al sicuro [nell'idolatria dei loro conti bancari]; dormono su letti d'avorio, si sdraiano su cuscini, mangiando agnelli della loro mandria e buoi del loro bestiame; [vivono per divertirsi], bevono vino nei bicchieri di cristallo, e si profumano con i migliori unguenti senza preoccuparsi della rovina [della nostra casa comune e delle ingiustizie contro i più poveri e vulnerabili della società» (cfr. Am 6,4-6).
Vogliamo contribuire a realizzare il Regno di Dio con la solidarietà
Al contrario, essendo stati evangelizzati dai "Lazzari" che abbiamo incontrato nella nostra vita, desideriamo mettere a disposizione della Santissima Trinità quel poco che abbiamo e che siamo, come membra vive del corpo ecclesiale di Cristo, divenendo strumenti dell'azione provvidenziale divina, perché «Egli rende giustizia a coloro che sono oppressi; dà cibo agli affamati; è il Signore che libera i prigionieri; apre gli occhi ai ciechi; risuscita i caduti; ama i giusti; protegge lo straniero; aiuta la vedova e l'orfano ma confonde le vie degli empi» (Sal 145, 7-9).
Così il regno di Dio della pace e della giustizia comincerà ad apparire più evidente nella storia della nostra umanità e tutti potremo davvero riconosceree celebrare «il Signore che regnerà per sempre!» (Sal 145,10), fino al giorno della sua manifestazione definitiva come re dell'universo, perché Gesù Cristo è «il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l'immortalità e abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo. A lui onore e potenza per sempre. Amen» (1Tm 6,15-16).