Omelia (28-09-2025)
padre Paul Devreux


In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Io chi sono? Sono come il povero Lazzaro, come i cani che gli fanno un po' di carità, o come il ricco, che non ha nome?
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". E' interessante notare che il ricco ha proprio la mentalità del ricco, per cui considera normale chiedere ad Abramo di mandargli il povero per servirlo, mentre non si azzarda di chiederlo ad Abramo, perché lo considera ricco, come lui, e quindi non va disturbato.

Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Stiamo attenti a non dare questa lettura, di tipo apocalittico, un significato erroneo. Non significa che Dio ricompensa il povero perché povero, ne che punisce il ricco perché ricco. La condizione di cui parla è quella di chi finalmente, in questa vita o dopo la morte, riconosce la realtà dei fatti e quindi vede le ingiustizie. Perché Dio accoglie e consola volentieri tutti, ma se uno si chiude nel suo senso di colpa e non chiede perdono, rimane chiuso nella sua gabbia.

Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". Non è Dio che fissa questo abisso, ma noi, come facciamo in questo mondo per difenderci dai poveri e non vederli. Per cancellarlo basterebbe riconoscerci umilmente tutti poveri e bisognosi dell'altro.
E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"». E qui l'allusione riguarda chiaramente chi rifiuta di credere in Gesù risorto, come succede anche oggi, malgrado le tante testimonianze, i martiri, i segni innumerevoli dati dai santi e da Maria, dell'esistenza di un qualche cosa che esiste anche oltre la morte e che Gesù ci ha annunciato e poi testimoniato ai suoi discepoli. Se non l'avessero visto dopo la morte, non avrebbero affrontato il martirio.

Gesù non fa questo discorso per spaventarci, ma per invitarci a non costruire barriere tra noi e gli altri, perché è come avere in mano un coltello che prima o poi ti si rivolge contro. Siamo tutti ricchi e poveri, tutti abbiamo bisogno dell'altro. Tutti abbiamo bisogno di costruire comunione con gli altri e con Dio; e le due cose non sono dissociabili.

Buona domenica.