Omelia (21-09-2025) |
don Michele Cerutti |
Certo che una prima lettura del brano evangelico ci spiazza. Gesù sembra elogiare la furbizia dei disonesti. Quello che Luca vuole offrire al lettore è un invito a imitare la scaltrezza del mondo non per fare del male, ma per compiere il bene. Un invito a metterci più impegno di quello che i malvagi compiono per fare il male cercando di fare aumentare il buono che abbiamo in noi e che dobbiamo donare. In questa lettura siamo chiamati ad attenzionarci stando attenti a un'altra visione distorta come se la ricchezza fosse causa di condanna. Luca, l'evangelista della mansuetudine e della misericordia, invita a considerare che la ricchezza se diventa il parametro unico della vita delle persone rischia di dannarci già su questa terra. A livello più piccolo quando nel mondo lavoro si cerca solo il guadagno e il profitto e non al centro il servizio questo porta inevitabilmente a sgambetti, concorrenza sleale tra colleghi per un posto a scapito dell'attenzione alla persona. Ad esempio, nel mondo della salute se un dottore mette importanza solo sul fatturare e non sul paziente, magari per raggiungere un livello più alto in una struttura sanitaria, entra in una logica di rassegnazione nel proprio lavoro. Un insegnante che aspetta solo la fine del mese per lo stipendio compie tutto solo per dovere e non mette la passione educativa come riferimento. Tutti questi esempi portano a considerare livello globale le guerre, flagello dell'umanità da sempre, ma che di questi tempi sembrano riecheggiare e rientrano in questa logica di accaparramento. Allora è proprio vero l'espressione evangelica che ci viene consegnata per cui chi è fedele nel poco è fedele nel molto. Molte volte pensiamo a cosa poter fare per frenare la guerra a Gaza, in Ucraina, nello Yemen, nel Myanmar, nel Congo o in qualsiasi altre parte del mondo, ma riflettevo in questi giorni come questa espressione ci aiuti a comprendere che veramente il male lo possiamo fermare ricercando la pace nei nostri ambienti di lavoro, nelle famiglie o tra vicini di casa. Pensiamo in grande stile, ma poi le occasioni per fare il bene si presentano fuori dalla nostra porta di casa con il vicino che non salutiamo da settimane, con quella sorella con cui si è entrato in discussione per una eredità, mandando all'aria quell'armonia familiare che i genitori in decenni hanno cercato di costruire. Aveva ragione don Tonino Bello: "Il viaggio più lungo è la casa di fronte", La pagina evangelica quindi che sembra complessa nella sua lettura corsiva diventa un vero e proprio specchio per un esame di coscienza e porci delle domande che ci preparano all'esame finale: Come mi sento io: "padrone" della mia ricchezza, o solo "amministratore" dei beni che ci ha temporaneamente affidato Dio? La mia felicità dipende dal denaro, o forse dalla gioia dell'amicizia, della fratellanza, della condivisione? E ancora: Quanto spazio c'è davvero per Dio, nel mio cuore? |