Omelia (14-09-2025)
don Roberto Seregni
La Croce, specchio di Dio

La croce, specchio di Dio

Ci pensavo stamattina mentre leggevo le letture della domenica: che strano festeggiare l'esaltazione della Croce. È come se celebrassimo la festa dell'esaltazione della sedia elettrica, o mettessimo una piccola ghigliottina come quadretto nelle nostre case. Scusatemi il pensiero irriverente, ma vorrei provare a restituire almeno un briciolo dello scandalo che provarono i discepoli quando, da lontano, videro il loro Maestro incamminato verso il Calvario, caricato della croce.
Loro, che avevano lasciato tutto per seguirlo, si trovano davanti a un uomo straziato e impotente. Lo avevano visto scacciare i demoni, guarire gli ammalati e risuscitare i morti. Erano con lui quando le sue mani hanno ricucito pelle fresca sui corpi dei lebbrosi e da una cesta con cinque pani ha dato da mangiare a cinquemila uomini. Hanno visto, hanno udito, hanno sperimentato la potenza d'amore fremere nella carne di Gesù di Nazareth, ma ora lo vedono appeso a una croce, irriconoscibile e straziato dal dolore.

Cosa ci fanno le tue mani inchiodate a quel legno?
Perché tutti si prendono gioco di te e tu rimani lì senza fare nulla?
Che fine hanno fatto le tue promesse?

La festa di oggi ci mette davanti a uno specchio. Perché dentro di noi c'è sempre la tentazione di costruirci un Dio a nostra misura, un Dio che soddisfi i nostri bisogni, che ci dia ragione, che ci confermi nelle nostre attese. La croce, invece, ci spoglia dall'illusione di un Dio che, con la bacchetta magica, risolve i nostri dubbi o placa le nostre ansietà. Vorremmo un Dio umano, un Dio che sconfigge i nemici a cannonate e punisce le ingiustizie a colpi di machete. Guardando la croce, quest'immagine di Dio si sgretola.
Esaltare la Croce significa contemplare un Dio che svela la potenza disarmante dell'amore fino alla fine. Gesù non grida, non insulta, non minaccia. Il Signore muore pregando e perdonando. Sul trono della Croce svela la regalità raffinata e folle dell'amore.
Esaltare la Croce significa celebrare la vittoria dell'amore, la vittoria di un Dio che sulla Croce raggiunge il luogo più lontano da Dio stesso, perché nessuno, mai più, si senta lontano da Lui.
Esaltare la Croce significa impegnarci a riconoscere il Cristo Crocifisso in tutti i fratelli e le sorelle che portano addosso i segni della passione: nei corpi piagati dei malati, nei volti stanchi dei poveri, nelle lacrime silenziose di chi è solo, nelle mani callose di chi lavora senza tregua, nei piedi feriti dei migranti, negli occhi vuoti di chi ha perso la speranza. Dobbiamo imparare a inchinarci davanti a queste croci di carne e offrire gesti di tenerezza, solidarietà e accoglienza.
La Croce non è un gioiello da portare al collo, ma una via da percorrere. È la via del servizio, della compassione e dell'amore.

don Roberto Seregni