Omelia (29-11-2025) |
Missionari della Via |
«Ecco davvero un Israelita in cui non vi è falsità». Che bello questo complimento di Gesù rivolto a Nicodemo, e come sarebbe bello se Gesù potesse rivolgerlo anche a noi. Che bello se anche di noi Gesù potesse dire: "in te non vi è falsità!". Non vivere nella falsità non significa non peccare ma vivere senza malizia. Una cosa è la corruzione, propria di chi fa il male nascondendo e senza desiderio di cambiare, un'altra cosa è la debolezza che vi è in noi. Cosa ci salva nella debolezza? La sincerità. Chi ci salva nella debolezza? Cristo Gesù! La sincerità, la mancanza di falsità conquista lo sguardo di Dio: non uno sguardo giudicante o superficiale ma uno sguardo pieno di amore! «Nel Vangelo il primo sguardo di Gesù non si posa mai sul peccato degli uomini che incontra, il suo primo sguardo si posa sempre sulla povertà degli uomini, per soccorrerla. La comunione non ha bisogno di giudici ma di samaritani» (Johann Baptist Metz). È conseguenziale che se Gesù ci guarda con compassione, anche noi siamo chiamati a fare altrettanto. Riuscire a guardare oltre: dietro i volti piagati, abusati, devastati dal peccato riuscire a scorgere il volto di Dio. Quanto è difficile questo per noi che giudichiamo dalle apparenze, che sentenziamo senza conoscere, che giudichiamo per sentito dire! A volte dimentichiamo che se il Signore ci dovesse giudicare per quello che siamo poveri noi! Chiediamo al Signore la conversione dello sguardo; esercitiamoci a guardare gli altri con un cuore nuovo che muove la nostra vita al perdono, all'amore, alla speranza. «Quando Gesù vede Natanaele avvicinarsi esclama: "Ecco davvero un Israelita, in cui non c'è falsità". Si tratta di un elogio che richiama il testo di un Salmo: "Beato l'uomo... nel cui spirito non c'è inganno" (Sal 32, 2), ma che suscita la curiosità di Natanaele, il quale replica con stupore: "Come mi conosci?". La risposta di Gesù non è immediatamente comprensibile. Egli dice: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". Non sappiamo che cosa fosse successo sotto questo fico. È evidente che si tratta di un momento decisivo nella vita di Natanaele. Da queste parole di Gesù egli si sente toccato nel cuore, si sente compreso e capisce: quest'uomo sa tutto di me, Lui sa e conosce la strada della vita, a quest'uomo posso realmente affidarmi» (Benedetto XVI). |