Omelia (18-09-2025)
Missionari della Via


Il Vangelo di oggi ci interpella sul nostro cammino di fede e sul rischio di sentirci a posto. In verità, tante volte ci sentiamo migliori degli altri; migliori di quelli che non frequentano la Chiesa, dei non cristiani, persino di quelli che sono a Messa seduti accanto a noi. Ci riduciamo a giudici osservanti di una legge priva di vita, che decretano sentenze senza nessuna misericordia. Non possiamo forse correre il rischio anche noi di sentirci giusti come il fariseo di questo Vangelo di nome Simone? Tante volte guardiamo più i difetti e i peccati degli altri che non i nostri, dimenticando quando il Signore ci ha chiamati, perdonati, amati senza considerare i nostri peccati. Quanto è importante fare memoria di tutto ciò! Solo chi ha la consapevolezza profonda di aver ricevuto un perdono immeritato riesce a guardare con compassione le debolezze altrui. Noi facciamo memoria di ciò? E come guardiamo i limiti degli altri?

Al contrario di Simone, la donna del Vangelo non ha tempo di guardare gli altri, non ha vergogna del giudizio degli altri: il desiderio di essere perdonata e amata nel giusto modo è più forte di tutto e tutti! I suoi gesti parlano di amore. Sarebbe bello fermarsi e immaginare questa scena: la donna sta ai piedi di Gesù, li bagna con le lacrime, li asciuga con i suoi capelli, li cosparge di profumo. Tutti questi gesti parlano di amore. Questa donna aveva cercato amore dove amore non c'era. Anche i suoi peccati erano espressione di un desiderio di essere amata. Per questo, quando incontra Gesù, può cambiare vita: ha trovato il vero amore. Le parole di Gesù sono di monito per il fariseo e di perdono per lei: «le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato». Chiediamoci: a che serve cercare di non peccare se poi non sappiamo amare? A che serve andare tutti i giorni in chiesa, pregare, partecipare a innumerevoli catechesi se poi siamo pieni di giudizi taglienti? Ricordandoci che la carità copre una moltitudine di peccati, diamoci dunque da fare: amiamo Dio, amiamo i fratelli e le sorelle, amiamo gli amici, amiamo i nemici perché non abbiamo che l'oggi per amare, e alla fine di questa vita saremo giudicati sull'amore! Il Signore, infatti, non ci chiederà conto di quanto abbiamo peccato, ma quanto e se abbiamo amato!

«Il sacramento della Penitenza è importante. Mi insegna a guardarmi dal punto di vista di Dio, e mi costringe ad essere onesto nei confronti di me stesso. Mi conduce all'umiltà. Il Curato d'Ars ha detto una volta: Voi pensate che non abbia senso ottenere l'assoluzione oggi, pur sapendo che domani farete di nuovo gli stessi peccati. Ma - così dice - Dio stesso dimentica al momento i vostri peccati di domani, per donarvi la sua grazia oggi. Benché abbiamo da combattere continuamente con gli stessi errori, è importante opporsi all'abbrutimento dell'anima, all'indifferenza che si rassegna al fatto di essere fatti così. È importante restare in cammino, senza scrupolosità, nella consapevolezza riconoscente che Dio mi perdona sempre di nuovo. Ma anche senza indifferenza, che non farebbe più lottare per la santità e per il miglioramento. E, nel lasciarmi perdonare, imparo anche a perdonare gli altri. Riconoscendo la mia miseria, divento anche più tollerante e comprensivo nei confronti delle debolezze del prossimo» (Benedetto XVI, Lettera ai Seminaristi, 18 ottobre 2010).