Omelia (14-09-2025)
Missionari della Via


Il Vangelo di oggi, giorno dell'Esaltazione della Santa Croce, è un inno all'amore di Dio, è il grido dell'amore di Dio verso ogni uomo.

Gesù parla a Nicodemo di questo strano evento che è come la chiave di tutto il testo: «come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Gli israeliti, che avevano mormorato lungo il cammino nel deserto, erano chiamati a questo atto di fede per essere salvati: guardare un serpente di bronzo innalzato su un'asta. Ma quest'immagine era figura di qualcos'altro: «Infatti chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva, ma solo da te, salvatore di tutti. Anche con ciò convincesti i nostri nemici che tu sei colui che libera da ogni male» (Sap 16,7-8). Guardare quel serpente era dunque un atto di fede; ora guardare a Cristo crocifisso è credere all'amore di Dio, è credere alla sua salvezza! Quanto è difficile per noi. Noi pensiamo che nessuno possa amare fino alla fine. Noi non crediamo a questo amore di Dio perché spesso sperimentiamo il dolore, la sofferenza, l'incomprensione e davanti a tutto ciò ci viene difficile fidarci di Dio: come è possibile che Dio ci ami se soffriamo così tanto? E allora si fa spazio in noi una cattiva tentazione: non voler essere guardati, nasconderci dal Padre come fece Adamo dopo il suo peccato. «Certo le nostre opere non sono di certo perfette, perché nessuno è perfetto davanti a Dio, chi può mai pensare di stare davanti a Dio senza macchia? Per carità di Dio, siamo tutti poveri, ma la nostra decisione è se mettere nella luce di Dio le nostre povertà! Ognuno di noi è torbido, conosce le sue linee nere, ma queste linee possono essere perdonate. Venire alla luce non significa fare tutto bene, ma accettare la verità che si è fragili, comprendere che da soli non ci salviamo» (don Fabio Rosini). Dunque, siamo tutti invitati a guardare Cristo crocifisso per capire fin dove si spinge l'amore del Padre per noi! Credere e accogliere questo amore significa sciogliere i nostri nodi esistenziali. Significa smettere di pensare che non valiamo nulla, che siamo malfatti, che Dio ci guarda in malo modo perché non riusciamo a venire fuori da una difficile situazione malgrado i nostri sforzi. Non guardiamo a noi stessi, ai nostri sensi di colpa ma guardiamo a Cristo crocifisso e Risorto per la nostra salvezza. Egli, infatti, non è venuto per condannare ma per salvare. Eppure al suo amore, alla sua salvezza, nella nostra drammatica libertà, possiamo dire di no! Vi è un perdono illimitato, un amore gratuito ma tutto ciò non è imposto ma proposto. Il giudizio viene messo nelle nostre mani. Dio ha emesso il suo giudizio di liberazione ma noi possiamo dire di no al suo amore. «Questo riguarda non solo il giudizio finale, ma ogni giorno. Ogni giorno o mi apro all'amore di Dio e credo alla salvezza o posso rifiutare, non credere a Lui, al suo amore ed essere costretto e stretto dai miei limiti, dalle mie ansie, dalle mie rabbie, incapace di governare la mia vita, sempre controvento rispetto all'onda della Provvidenza. Ma, nonostante tutto Dio continuerà a combattere per riprenderci come un padre tenero e forte nello stesso tempo» (don Fabio Rosini). Ecco, in questa domenica crediamo e proclamiamo ciò: Cristo Gesù viene solo per un motivo: per amarci, per perdonarci, per salvarci!

PREGHIERA

"Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo,

perché con la tua santa croce hai redento il mondo"