Omelia (12-09-2025)
Missionari della Via


«Può forse un cieco guidare un altro cieco?» Gesù inizia la parabola con questa metafora anche abbastanza divertente per dirci una cosa molto importante: quand'è che uno è cieco? Siamo ciechi quando vediamo il limite dell'altro ma non ne abbiamo compassione e lo giudichiamo; quando vediamo il limite dell'altro e ne sparliamo con gli altri; quando giustifichiamo i nostri errori e condanniamo quelli degli altri, senza comprendere che più siamo rigidi e sprezzanti verso gli altri più è evidente che abbiamo zone irrisolte e non accolte nella nostra vita. Attraverso le immagini della pagliuzza e della trave Gesù ci dice che prima di correggere gli altri dovremmo imparare a correggere noi stessi. E se non ne siamo capaci o non riusciamo a vedere i nostri peccati, come disse don Bosco, sarebbe utile addirittura pagare un nemico affinché ci renda questo servizio! Quanta benevolenza occorre tra di noi! Benevolenza non significa buonismo che tutto giustifica ma amore paziente che sa attendere, che corregge per edificare e mai per condannare. Per questo prima di andare a correggere una persona ci dovremmo sempre chiedere: "Ma io voglio bene a questa persona? Vado da lui per aiutarlo o per condannarlo? Vado da lui per amore o per rivendicare presunti torti subiti? Vado da lui per aiutarlo a crescere o per sentirmi migliore?" Facciamo allora nostre queste parole di s. Agostino: «Cercate di acquisire voi le virtù che ritenete manchino nei vostri fratelli, e non vedrete più i loro difetti, perché sarete voi a non averli» (s. Agostino).

«Per cambiare il mondo dobbiamo smettere di giudicare gli altri e dobbiamo cominciare a cambiare noi stessi... tutto ciò che di male vorremmo estirpare dal mondo e dagli altri, dobbiamo estirparlo da noi stessi. Rimane però un fatto importante che non dobbiamo in nessun modo trascurare: è grazie all'incontro con gli altri che riusciamo a vedere di noi stessi cose che normalmente non riusciamo a cogliere. I fastidi, le delusioni, le fatiche che ci fanno soffrire nel rapporto con gli altri ci rivelano anche ciò che di nascosto c'è dentro di noi. Se rinunciamo agli altri non avremo mai nessuno specchio in cui guardare la verità di noi stessi. Tutto ciò però non va fatto né con violenza, né con disprezzo di sé, ma va fatto alla maniera di Gesù: con tenerezza e determinazione»
(don Luigi Epicoco).