Omelia (01-09-2025) |
Missionari della Via |
«Lo Spirito del Signore mi ha mandato ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi». Da subito Gesù mette in risalto ciò che è venuto a fare: è qui per togliere via dall'uomo tutto ciò che lo schiavizza. Davanti agli osservanti di una rigida legge priva di amore e di misericordia, Gesù è chiaro: sta dalla parte degli ultimi, degli oppressi, degli emarginati. Gesù è venuto per portare Dio ai lontani, agli uomini e donne senza speranza. Il primo sguardo di Gesù non si posa mai sul peccato della persona; il suo primo sguardo va sempre sulla povertà e sul suo bisogno. Quante volte, invece, noi portiamo sentenze! A volte anche quelli preposti alla guida delle anime, molto facilmente mettono l'accento sul peccato, su quello che non corrisponde alla dottrina piuttosto che sulla persona ferita e piagata dalla vita. Quanti si sono lamentati quando papa Francesco ha detto di fare attenzione a tutte le situazioni difficili, a tutte quelle relazioni che una volta venivano definite irregolari. Tante volte ci ha fatto comodo nasconderci dietro fredde leggi, riducendo tutto a bianco o nero, tra il giusto e l'ingiusto, senza cercare di amare, discernere, comprendere, custodire, accompagnare. Attenzione, non sto dicendo che tutte le leggi non servono ma che le leggi lette senza misericordia anziché salvare uccidono! Non ogni situazione è uguale. A volte, senza metterci nei panni degli altri, abbiamo ridotto le vittime a semplici peccatori. Per questo nel Vangelo ricorre più spesso la parola poveri che non la parola peccatori. «Il cristianesimo non è una morale ma una sconvolgente liberazione» (p. Giovanni Vannucci). È qui la buona notizia del Vangelo: non è l'offerta di una nuova morale ma l'annuncio dell'amore di Dio che mette l'uomo al centro fino a donare la Sua vita per lui. Domandiamoci se noi siamo di quelli che catalogano subito le persone o se sappiamo andare incontro agli smarriti, ai "lontani", comprendendo che «Dio non ci salva, non ci perdona con una legge o con un decreto, ma con una carezza!» (cfr papa Francesco). |