Omelia (00-00-0000)
Missionari della Via


Anche oggi Gesù denuncia l'ipocrisia, ampliando il ventaglio di modalità attraverso le quali si manifesta. Si parte dal tentativo di mostrarsi immacolati, candidi, estranei a ogni forma di male, mentre all'interno si coltivano cattiveria e ingiustizia. All'epoca di Gesù si era soliti imbiancare i sepolcri con la calce in modo da renderli visibili così che nessuno si avvicinasse. I sepolcri erano dunque bianchi e puliti all'esterno ma dentro ospitavano le ossa dei morti. Gesù evidenzia l'atteggiamento di chi parla di amore, di giustizia e ogni forma di virtù ma nel cuore trama ogni sorta di iniquità, di menzogna, di cattiveria, di vendicatività. Gesù smaschera l'atteggiamento di chi bada a ciò che dice o mostra ma non bada a ciò che coltiva nel cuore (e opera nel segreto). Quindi ne offre un segno: si costruiscono tombe ai profeti (oggi diremmo: si organizzano convegni, si celebrano memorie o si cercano di canonizzare credenti significativi - cose buone e giuste certamente), o ci si stupisce e si condannano atteggiamenti persecutori nei loro confronti ma non appena ci si sente toccati nei propri interessi si fa lo stesso e anche di peggio! È un rischio serio, che tocca davvero tutti! Se al centro non c'è Dio ma il nostro io, sarà difficile accogliere la bellezza scomoda che promana da chi vive il Vangelo, imputando questo fastidio che sentiamo dentro all'altro, come se fosse una sua colpa. È un meccanismo subdolo, segno dell'ombra dell'iniquità che abita in noi. Non veneriamo, ad esempio, santi e sante che sono stati veramente "scomodi"? Ma poi quando un fratello o una sorella ci scomodano con la loro vita evangelica, li mettiamo in croce? Non veneriamo, ad esempio, padre Pio? Ma poi quando la moglie o il marito pregano un po' di più lo riteniamo esagerato? Non veneriamo il santo Curato d'Ars? Ma poi quando un confratello nel sacerdozio cerca di vivere un po' più intensamente il suo ministero lo scherniamo? Non siamo devoti a San Francesco d'Assisi, ma quando veniamo esortati alla sobrietà e ad un maggior spirito di povertà, ce la prendiamo a male? Non ricordiamo con commozione la vicenda di martiri come don Pino Puglisi, ma poi scherniamo il collega credente che ci esorta a vivere nella giustizia e nella trasparenza? Forse ci farebbe bene non solo ricordare il nome dei santi e affidarci alla loro intercessione, ma conoscere un po' meglio la vita dei santi! Probabilmente ci aiuterebbe a vivere devozioni più concrete, che ci aiutano a rispolverare le orme di Cristo per seguirlo, ognuno per la sua via! Dinanzi alle parole accese d'amore del Signore, chiediamogli luce per guardare nel nostro cuore e riconoscere le scorie dell'ipocrisia, perché con il suo aiuto possiamo diventare persone libere e liberanti, veri discepoli del Cristo Viandante.

«Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po' di attenzione, a distinguerla dal volto» (Alexandre Dumas padre).