Omelia (19-08-2025)
Missionari della Via


Il brano di oggi segue l'episodio del "giovane ricco"; Gesù mette in luce quanto sia pericoloso l'attaccamento ai beni di questo mondo, con quel detto divenuto proverbiale: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Mettiamoci davanti a queste parole non come i giudici che cercano a chi appiopparle, ma come malati che desiderano guarire. Gesù non condanna la ricchezza e i beni ma l'attaccamento ad essi che porta ad accumulare per sé e a far dipendere da essi la propria vita. Le motivazioni di questa condanna sono almeno tre; a livello logico è assurdo considerare come scopo essenziale della vita accumulare cose che alla fine lasceremo con la morte; a livello relazionale ci si rinchiude nell'egoismo e si causa tanta ingiusta sofferenza; a livello esistenziale l'attaccamento alle ricchezze rende difficile entrare nel regno dei cieli. L'attaccamento al denaro è idolatria: se nella Bibbia c'è un "antidio" questi non è satana, ma il denaro. Gesù stesso ha detto: «Non potete servire a Dio e a Mammona» (Mt 6,24). Il denaro, infatti, offre una (falsa) sicurezza su cui si fonda la vita. «crea una specie di mondo alternativo, cambia oggetto alle virtù teologali. Fede, speranza e carità non vengono più riposte in Dio, ma nel denaro. Si attua una sinistra inversione di tutti i valori. "Niente è impossibile a Dio", dice la Scrittura, e anche: "Tutto è possibile a chi crede". Ma il mondo dice: "Tutto è possibile a chi ha il denaro". E, a un certo livello, tutti i fatti sembrano dargli ragione [...] Cos'è che la ricchezza rende propriamente difficile accettare? Forse Dio? Al contrario! Il ricco è prontissimo ad accogliere Dio, finché questi gli viene presentato come il garante dell'ordine stabilito, del diritto di proprietà, un Dio che è contro la violenza. Quello che il ricco non accetta, del regno di Dio predicato da Gesù, è che esso esige l'amore del prossimo, esige che non si lasci Lazzaro a morire fuori della porta. Qui finisce l'idillio! Ma [...] Gesù non lascia nessuno senza una speranza, neppure il ricco. Quando i discepoli, in seguito al detto sul cammello e la cruna dell'ago, sgomenti, chiesero a Gesù: "Allora chi potrà salvarsi?", egli rispose: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio". Dio può salvare anche il ricco [...] Ai ricchi Gesù addita una via d'uscita dalla loro pericolosa situazione [...] Gesù consiglia ai ricchi di trasferire i loro capitali all'estero. Ma non in Svizzera, in cielo! Molti - dice sant'Agostino - si affannano a seppellire il proprio denaro sotto terra, privandosi anche del piacere di vederlo, a volte per tutta la vita, pur di saperlo al sicuro. Perché non seppellirlo addirittura in cielo, dove sarebbe ben più al sicuro e dove lo si ritroverebbe, un giorno, per sempre? Come fare questo? È semplice, continua il santo. Dio ti offre, nei poveri, dei facchini. Essi si recano là dove tu speri un giorno di andare. Dio ha bisogno qui, nel povero, e ti restituirà quando sarai di là. Ma è chiaro che l'elemosina spicciola e la beneficenza non è più oggi l'unico modo per far servire la ricchezza al bene comune, e neppure forse il più raccomandabile. C'è anche quello di pagare onestamente le tasse, di creare nuovi posti di lavoro, di dare un salario più generoso agli operai quando la situazione lo permette, di avviare imprese locali nei paesi in via di sviluppo. Insomma, far servire il denaro, farlo scorrere. Essere dei canali che fanno passare l'acqua, non laghi artificiali che la trattengono solo per sé (card. R. Cantalamessa).