Omelia (15-08-2025) |
don Alberto Brignoli |
Essenziali e immortali In occasione delle grandi solennità, la Liturgia ci invita a celebrare, con due formulari diversi, la messa prefestiva della Vigilia e la messa del Giorno. Questo avviene anche per quella che è considerata la più grande e la più importante delle feste mariane, la solennità dell'Assunzione che oggi celebriamo. Pur essendoci letture diverse per la Vigilia e per il Giorno, c'è tuttavia qualcosa che accumuna i testi biblici: tutti quanti ci parlano della dimensione immortale dell'animo umano e, di conseguenza, della caducità - ma sarebbe meglio parlare della parzialità, della essenzialità - della nostra natura umana, e più in generale delle cose della terra. Due dimensioni sulle quali il mistero dell'Assunzione di Maria in cielo in anima e corpo getta una luce particolare, una luce di speranza. L'ingresso dell'Arca dell'Alleanza nella tenda del Convegno che Davide aveva fatto preparare (ce ne parla la prima lettura della Vigilia) viene letta già dai Padri della Chiesa come "figura" dell'ingresso di Maria, Arca della Nuova Alleanza, in quella tenda mortale che è il nostro corpo; un corpo che, tuttavia, si riveste di immortalità a motivo della Resurrezione di Gesù, come ci ricorda Paolo nella seconda lettura della stessa Vigilia. Quando poi, nel Vangelo letto subito dopo, una donna grida a Gesù la beatitudine di sua madre per un figlio così grande e importante, il Maestro stesso contrappone un'altra beatitudine, quella vissuta da chi, invece di cercarla nelle cose della carne, la ricerca nell'eternità della Parola di Vita, ascoltata e osservata: dimensione della vita di fede di cui Maria è certamente il segno più luminoso. Di segni luminosi in cielo parla anche il libro dell'Apocalisse nella prima lettura della messa del Giorno. L'eterna lotta tra il bene e il male, che spesso ci fa guardare con disperazione alla nostra realtà terrena, trova un senso se alziamo lo sguardo al cielo e ne comprendiamo i segni che ci arrivano da lassù: il male non ha mai l'ultima parola, perché nell'animo umano esiste una dimensione di eternità che lo rende capace di lottare per le cose che contano. E il bene conta certamente più del male, sebbene il male faccia più rumore: la resurrezione di Gesù (ed è nuovamente l'apostolo Paolo a ricordarcelo, nella seconda lettura) ha messo definitivamente la parola "fine" alla lotta sul male, perché è stata capace di annientare l'ultimo grande male, la morte. Certo, non l'ha fatto eliminandola (fosse così, non solo avremmo un seme di immortalità nell'animo, ma disgraziatamente per noi saremmo eterni e onnipotenti come lui): lo ha fatto dandoci un segno di sicura speranza, ovvero quello per cui le lotte che affrontiamo nella vita di ogni giorno non rimangono prive di senso. Anche chi non crede in un Dio o non professa una religione può e deve lottare ogni giorno dando un senso a ciò in cui crede perché mosso da valori profondi racchiusi nell'animo e da obiettivi nobili che cerca di perseguire con tutto se stesso; noi che abbiamo ricevuto il dono della fede e che cerchiamo di conservarlo con l'ascolto della Parola di Vita lottiamo perché mossi da un desiderio di eternità e da un destino di gloria che ci fa relativizzare tutte le cose di questo mondo. Ecco, la parola giusta per questa solennità credo sia proprio questa: "relativizzare", dare alle cose di questo mondo il peso che hanno, il giusto peso che hanno. Non appesantiamo ulteriormente le cose della vita dando loro un peso che non hanno... facciamo provare loro l'assenza di gravità che si sperimenta in cielo... smettiamola di far diventare cose banali e piccole come granelli sabbia, grandi e pesanti come macigni! Non perdiamoci dietro a due poveri cavalli che fanno rumore con i loro campanacci... non descriviamo un'oretta di suono allegro di campane a festa come un'assordante rumore che dura tutto il giorno... non prendiamo un gioco - che sia in un campo di bocce o su un tavolo delle carte - come se fosse una questione di vita o di morte per la quale invocare il Padreterno con titoli che non gli confanno; impariamo davvero a dare il giusto peso alle cose, guardando meglio alle cose veramente "pesanti" della terra (anche se non ci riguardano direttamente, come la guerra e la fame di intere popolazioni, o la malattia grave nostra o di una persona cara...queste sono cose che pesano, non le fesserie che citavo prima!), e questo ci aiuterà a smetterla di fare lotte inutili per ciò che non conta. Dopo di ché, alziamo lo sguardo al cielo, a quel cielo che in questa calda frazione di estate ci sta aiutando con la sua celeste profondità priva di nubi, e preghiamo Dio che non solo ci dia una pioggia di cui ora abbiamo fortemente bisogno, ma che faccia piovere su di noi la dimensione della speranza. Solo se non ci lasciamo prendere dalla disperazione abbiamo la possibilità di rendere questo mondo più bello di quanto pare essere; solo se riempiamo il nostro cuore di fiducia in Dio riusciamo a lottare per le cose che contano veramente senza mai farci prendere dalla facile tentazione di perderci in banalità; solo se diamo alle cose della terra un po' di quel colore e di quel sapore tipico delle cose del cielo saremo capaci di dar loro un senso e un significato che spesso ci sembra che non abbiano. Se Dio - ce lo ricorda oggi Maria - riesce a rovesciare i potenti dai troni e a innalzare gli umili, a rimandare i ricchi a mani vuote ricolmando di beni gli affamati, è senz'altro ancora in grado di dare forza a tutto ciò per cui vale la pena che lottiamo: a patto che non ci perdiamo in banalità, e che sappiamo dare alle cose della terra il profumo delle cose del cielo. |