Omelia (15-08-2025)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Quintino Venneri

C'è un verbo che oggi attraversa tutta la liturgia: salire.
Maria non è solo una donna che ha camminato in basso, sulle strade polverose della Galilea. È una donna che, proprio perché ha abitato la terra con verità, ora può salire.
L'Assunzione non è il riconoscimento di una performance, ma il compimento di una vita totalmente consegnata.
Non è un premio, ma la fioritura piena di un'esistenza abitata da Dio, fin nelle fibre più umili e nascoste.
Maria non ha costruito una carriera nella fede, non ha cercato risultati: ha detto "sì" ogni giorno, nelle pieghe della vita quotidiana, nei silenzi, nelle domande senza risposta, nelle notti senza voce.
Ed è per questo che può essere assunta: perché non ha trattenuto nulla, non ha messo condizioni, non ha chiesto garanzie.
È la donna del "sì" disarmato, del grembo aperto, dello spazio lasciato libero perché Dio potesse entrare.
Salire non è un atto muscolare.
Non si sale perché si è migliori. Si sale quando ci si lascia sollevare.
Maria è la donna sollevata perché è la donna svuotata. Non tratteneva nulla per sé. Quando ha detto "avvenga per me", ha firmato una consegna totale. Non ha chiesto garanzie, non ha preteso contratti blindati. Si è consegnata. E basta.
Nessuno può essere assunto se non è disposto a lasciarsi prendere.
E noi? Di cosa siamo ancora pieni? Di cosa siamo gelosi? Dove ci stiamo trattenendo?
Tutti noi vorremmo salire: salire nella stima, salire nella considerazione, salire nella vita spirituale... ma a quale prezzo?
Finché siamo aggrappati a noi stessi, alla nostra immagine, alle nostre ragioni, non c'è salita possibile.
Maria è assunta perché si è lasciata spogliare. La sua grandezza è nell'essere stata vuoto accogliente, grembo che non trattiene ma accoglie e dona.
In un mondo che ci insegna a riempirci - di cose, di esperienze, di applausi, di progetti - lei ci insegna l'arte del lasciar spazio.
È la donna che ha fatto posto, e proprio per questo oggi ha un posto: accanto al Figlio, in cielo, nella gloria.
Ed è qui che si apre, per noi, il cuore del mistero.
Nel corpo assunto di Maria si rivela il vero volto di Dio.
Dio non si è stancato della nostra carne. Non ha abbandonato la materia. Non ci ha salvati a distanza.
Dio si è fatto uomo - ha preso un corpo da Maria -
e non ha mai smesso di amare ciò che ha assunto.
Nel corpo glorificato di Maria noi vediamo che l'Incarnazione non è una parentesi, ma la via.
Dio non salva le anime "a metà", ma l'intero essere umano: spirito, carne, storia.
L'Assunta è il segno che la nostra umanità è destinata al cielo,
non per magia, ma per amore.
Il Dio cristiano non ci vuole solo devoti, ci vuole vivi, interi, risorti.
E per questo è venuto, è morto, è risorto, e ci ha aperto una strada.
Maria è la prima che l'ha percorsa fino in fondo.
La prima redenta. La prima che arriva interamente alla meta.
In lei si compie ciò che attende anche noi.

Possiamo quasi scorgere dentro il cuore di Dio.
E trovare un Dio non è geloso dell'uomo. Non è invidioso della sua bellezza, né spaventato dalla sua libertà.
Un Dio non vuole schiacciarci, ma innalzarci.
Non è il Signore delle proibizioni, ma l'Amante che porta con sé chi si lascia amare.
Che Dio non è distante, ma appassionato. Non sopporta di stare in cielo da solo: vuole accanto a sé chi si è fidato di Lui.
L'Assunzione ci rivela la tenerezza ostinata di Dio, il Suo desiderio eterno di comunione, la Sua gioia di vedere l'umano fiorire, non sparire.
Dio non ruba l'umano: lo trasfigura.
Il cielo non è una consolazione per i buoni: è l'approdo di chi si lascia prendere da Cristo, di chi si lascia amare fino al fondo.
Il cielo non è una consolazione per i buoni:
è l'approdo di chi si lascia prendere da Cristo, di chi si lascia amare fino al fondo.
E allora oggi non celebriamo solo la gloria di Maria, ma la direzione della nostra vita.
Non siamo fatti per restare a terra.
Non siamo fatti per sopravvivere ai giorni, per essere schiacciati dal presente, per consumarci tra le scadenze e le stanchezze.
Siamo fatti per salire.
Perché c'è una Presenza che ci precede, una Madre che ci attende, un Amore che ci solleva.
Ma ricordiamolo: si sale solo se ci si lascia prendere.
Se ci si lascia svuotare. Se ci si lascia amare.
Non basta fare le cose giuste.
Non basta "essere a posto".
L'Assunzione ci ricorda che il Vangelo non è una morale da praticare ma una relazione da accogliere.
È lasciarsi trasformare, giorno dopo giorno, da una Presenza che non ci giudica, ma ci attira.
Maria non è salita da sola. È stata presa. È stata amata. È stata sollevata.
E allora forse la domanda più vera oggi non è:
"Maria, come hai fatto?"
Ma: "Maria, prendici con te."
Insegnaci la fiducia.
Insegnaci la resa.
Insegnaci a non trattenere nulla.
Insegnaci a vivere così svuotati da noi stessi da diventare capaci di Dio.
Perché anche noi possiamo fare spazio.
Perché anche noi possiamo salire.
Perché anche noi possiamo essere amati fino in fondo, e lasciarci portare in alto, lì dove tutto è compiuto, lì dove l'amore non muore più.