Omelia (14-08-2025)
Missionari della Via
Commento su Matteo 18,21-19,1

La parabola di oggi è fondamentale; ci aiuta a comprendere che il Signore prima di chiederci di perdonare, perdona; e il suo perdono nei confronti di ciascuno di noi è infinitamente più grande di qualsiasi cosa siamo chiamati a perdonare. Uno dei grandi problemi del perdono è quello di partire da noi stessi, riducendolo a moralismo: il dovere di perdonare. Tuttavia, ci sono delle situazioni talmente dolorose che ci portano a dire: perché "devo" perdonare? E poi non ci riesco! È un po' lo sgomento che avrà avvertito Pietro nell'udire le parole di Gesù: Pietro aveva già "sparato alto" («fino a quante volte devo perdonare il fratello che si pente? Fino a sette volte?») ma Gesù spalanca un orizzonte senza limiti: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette», cioè sempre. E come è possibile? Ecco, la parabola di oggi ci aiuta a capirlo. Possiamo perdonare così tanto perché ci scopriamo anzitutto perdonati! Il perdono è allora un dono anche anzitutto va accolto e poi donato. Qual è il problema? Che noi a volte perdiamo di vista i diecimila talenti che ci vengono totalmente condonati. Spesso non abbiamo un reale contatto con noi stessi, abbiamo una coscienza poco "oliata" dalla Parola di Dio e dunque non abbiamo un grande senso del peccato e della misericordia di Dio; perciò tendiamo ad essere indulgenti con noi e rigidissimi con gli altri. Spesso dimentichiamo che siamo costati il sangue di Cristo e ci accostiamo al sacramento della confessione "tanto per", come se nulla fosse, giusto per sentirci a posto, come se i nostri - a differenza di quelli degli altri fossero sempre "peccatucci". Gesù invece ribalta la prospettiva e mediante la parabola, ci pone una domanda: ti rendi conto di quanto ti è stato perdonato? Ti rendi conto del fatto che Dio, ogni volta che ti penti, non solo perdona ma condona? Pensiamo all'anno Giubilare; abbiamo l'occasione di sperimentare non solo il perdono del sacramento della confessione, ma anche il condono totale di tutte le conseguenze del peccato che bisognerebbe scontare mediante atti di penitenza e conversione! Perciò, se Dio è così buono con te, come puoi non voler cercare di perdonare quella persona? Se il nostro punto di partenza è il nostro ego ferito, rimaniamo fermi; ma se impariamo a guardare le cose a partire da Dio e dal suo amore per noi, le cose possono cambiare, il cuore si può ammorbidire, il perdono può fluire.

DATO CHE CI TROVIAMO NELL'ANNO GIUBILARE...


Potremmo definire l'indulgenza come il dono totale e pienissimo della misericordia di Dio, a complemento, in un certo senso, del perdono delle colpe che riceviamo quando il sacerdote ci assolve dai peccati. Essa è il segno di come l'amore di Dio ecceda in ogni caso tutto il possibile male compiuto dall'uomo. La concessione dell'indulgenza giubilare è una prerogativa propria del Papa in quanto successore dell'apostolo Pietro, al quale Gesù ha promesso: "Tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli" (Mt 16,9). Egli attinge questo "surplus" di misericordia divina, che ottiene non solo il perdono dei peccati ma anche la remissione delle pene temporali ad essi legate, dall'infinito tesoro spirituale della Chiesa, costituito dal sacrificio di Cristo sulla croce e dai meriti di Maria SS.ma e di tutti i santi. (Card. Angelo De Donatis, intervista 28 maggio 2024)