Omelia (13-08-2025) |
Missionari della Via |
Prosegue il Discorso Ecclesiale e come tema di fondo possiamo cogliere "il valore dell'unità." Anzitutto Gesù mette in luce l'importanza della correzione fraterna. Che fare quando un fratello o una sorella pecca nei nostri confronti (che sia un laico, una religiosa, un sacerdote, un vescovo)? Dirlo a tutti tranne all'interessato? Non dire niente (e magari mormorare nel cuore) per quieto vivere? No, bisogna andare e chiarire. E se la cosa rimane insoluta, continuare a cercare il confronto, magari aiutati da altri fratelli e sorelle. I passaggi che indica Gesù non vanno intesi in modo rigido e meccanico ma indicano un crescendo nel tentativo di recuperare il fratello o la sorella che sta errando. E se non volesse? E se persiste nel male? C'è da pregare, sperando possa maturare! Se non è tempo, è inutile insistere, si otterrebbe solo un contro effetto. A volte potrebbe anche essere necessario un passo indietro, non per alzare i muri ma per indurre la persona a riflettere. Tutto deve partire e tendere alla carità. Ci farà bene chiederci: quando c'è qualcosa che non va, cerco di parlarne? E se vengo corretto, cerco di ascoltare la correzione? Il valore dell'unità viene sottolineato anche nell'ultima indicazione di Gesù: l'efficacia della preghiera unanime e concorde, fatta "nel nome di Gesù". Non significa usare il suo nome come se fosse una formula magica da apporre anche alle richieste più assurde ma significa prima di tutto pregare fidandoci di Lui, confidando nel suo amore e nei suoi meriti, non nei nostri. E poi pregare nel suo nome significa pregare "immersi" nella sua persona, cioè in profonda unione di intenti; significa pregare per ciò che gli dà gloria e che rientra nel suo volere. Più le sue Parole abitano in noi, più il nostro volere sarà conforme al suo e ciò che chiediamo rientra nella sua santa volontà. Infine, Gesù dice: «In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà». Quanta fiducia devono ridestare nei nostri cuori! Coniugi, ritagliatevi uno spazio per pregare insieme, per l'unità della famiglia, per i vostri figli; sacerdoti, riunitevi a pregare insieme; confratelli e consorelle religiosi, non immolate sull'altare dell'attivismo la preghiera comunitaria. Pensate quanto sia preziosa agli occhi di Dio, quanto faccia bene all'anima, quanto unisca. Comunità, riunitevi a pregare; che bello se ci fosse qualcuno dedito al ministero dell'intercessione, pregando in gruppo per le intenzioni della Chiesa, degli altri fratelli e sorelle, specialmente per gli ammalati e i sofferenti. Pregare insieme è condividere lo spazio più intimo del proprio cuore, un atto d'amore che ci unisce e ci rafforza nella fede. «L'unità è ciò che Dio vuole da noi. L'unità è realizzare la preghiera di Gesù: "Padre che siano uno come io e te. Io in essi e tu in me affinché siano uno" (cf Gv 17,21). Ma l'unità non si può attuare con le sole nostre forze. Può realizzarla solo una grazia particolare, che scende dal Padre, se trova una particolare disposizione in noi, un requisito preciso e necessario. Esso è l'amore reciproco, comandato da Gesù, messo in atto. Il suo amore reciproco, quello che Lui vuole, che non è - lo sappiamo - semplice amicizia spirituale o accordo o buona intesa. È l'amarsi l'un l'altro come Lui ci ha amato. E cioè fino all'abbandono: fino al distacco completo dalle cose e creature, materiali e spirituali per poterci far uno l'un l'altro vicendevolmente e perfettamente» (Chiara Lubich). |