Omelia (09-08-2025) |
Missionari della Via |
Oggi, nella festa di santa Teresa Benedetta della Croce, il Vangelo ci ricorda l'importanza del vivere una fede operosa, riempiendo ogni giorno i vasetti dei nostri "sì" alla volontà di Dio. Sono quei "sì" preziosi che nessuno può dire al posto di un altro (per questo nella parabola le vergini sagge non possono cedere l'olio alle stolte). Sono i "sì" alla parola di Dio che ci riempiono di gioia, sono i "sì" all'amore che diffondono calore (ad es. la preghiera mattutina; mettere in ordine la stanza prima di uscire; dire una parola gentile; prendersi cura del parente anziano o lasciarsi curare; giocare un po' con un bambino; fare con cura il proprio dovere; a dialogare e aiutare un povero...); sono i "sì" al bene (e di conseguenza i "no" detti al male) che rafforzano la nostra volontà e le nostre virtù; sono i "sì" detti quando compiamo il nostro dovere. Questo ci ricorda la preziosità delle piccole azioni di ogni giorno; ciò che fa la differenza è l'amore che mettiamo in quel che facciamo, e sono proprio questi "piccoli sì" che riempiono di bellezza la nostra vita e quella delle persone che abbiamo accanto. E sono proprio i "sì" detti nei momenti difficili che ci aiutano a crescere e a rafforzarci nel bene, che ci preparano a saper dire i "sì" più grandi. Proprio come è stato per santa Teresa che non è arrivata al martirio a caso, ma il Signore l'ha rafforzata grazie ai suoi "sì" di ogni giorno. Chiediamole dunque che preghi per noi, perché sappiamo cogliere le preziose occasioni che anche oggi il Signore ci darà. Potrà anche trattarsi di azioni semplici la cui eco, però, è eterna. Tenere viva la lampada significa saper tenere vivo il desiderio dell'incontro, vivere nella speranza e nella fiducia non nel nostro passo, nel nostro muoverci verso, ma nel venirci incontro del Signore, che porterà a termine l'opera. Un sì non basta! È il sì del quotidiano quello a cui Gesù ci invita, del nostro quotidiano, perché è ora, è adesso che si vive l'attesa e si prepara l'incontro. In questo qui e ora, mescolanza di presente e futuro, ci è dato di vivere la nostra vocazione, la nostra adesione al Vangelo, questo è il tempo per essere pronti per poter entrare nella sala prima che la porta sia chiusa. Il tempo in cui, secondo l'esortazione dell'autore della Lettera agli ebrei, dobbiamo correre «con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (12, 12). Un autore monastico dei primi secoli, nei suoi insegnamenti mette in guardia i monaci in questo modo: «Ho trovato uomini pieni di fervore di spirito che entrati al servizio di Dio hanno perseverato in questo fervore per tutto il resto della loro vita; al contrario, molti, dopo aver iniziato dal grado più alto, sono caduti nella tiepidezza. A essi non è giovato nulla iniziare la propria conversione in modo così sublime, poiché non si sono sforzati di terminare la loro vita in modo conseguente» (Giovanni Cassiano, Conferenze III, 5,1)» (Sorelle del Monastero di Bose). |