Omelia (03-08-2025)
Missionari della Via


Il Vangelo di oggi è un testo proprio di Luca, che non si trova negli altri sinottici; si tratta di una pagina che tocca temi importanti, quali l'inganno della cupidigia e l'importanza della condivisione dei beni.

Un tale va da Gesù e gli chiede di convincere il fratello a dividere l'eredità. Gesù rifiuta di intervenire a questo livello ma getta luce sul problema di fondo che ha creato questa divisione tra fratelli: la cupidigia, ovvero la bramosia dei beni, la smodata avidità. Gesù da perfetto educatore illumina il cuore perché ciascuno possa trovare dentro di sé le risposte alle giuste domande. Nello specifico, il problema non è convincere il fratello ma liberare un cuore schiavo dei beni materiali. Se ci pensiamo, quanto è attuale tutto ciò! Quante famiglie distrutte per la successione dei beni, per la suddivisione dell'eredità. Quanti fratelli e sorelle in rotta per qualche metro di terra o qualche migliaio di euro. Qual è spesso il problema? Il testamento fatto male? Un'ingiusta suddivisione dei beni? O piuttosto l'eccessivo valore che si dà a tutto ciò? Stiamo attenti; il rischio è quello di pensarci a posto e dare subito la colpa agli altri. Il Signore invece chiede a ciascuno di scendere nel proprio cuore e analizzarsi seriamente; sapendo che, come disse papa Francesco: «Se vuoi sapere se sei un buon cristiano... Sì, devi pregare, devi cercare di avvicinarti alla comunione, alla riconciliazione... Ma il segno che il tuo cuore si è convertito è quando la conversione arriva alle tasche. Se sei generoso con gli altri, aiuti i più deboli, i più poveri: quando neghi il tuo interesse. Quando la conversione arriva là, allora sappiamo che è una vera conversione. Se sono solo parole, gesti, non è una buona conversione» (Udienza generale mercoledì 21 agosto 2019).

Tornando al Vangelo, anzitutto Gesù ricorda una cosa essenziale: «anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Perché si assolutizzano i soldi e i beni? Perché pensiamo che la vita dipenda da essi! L'equazione è: più ne ho, meglio sto e più sono al sicuro! La ricchezza diviene spesso idolatria proprio per questo: perché sembra assicurare il domani e offrire sicurezza di vita. Diventa una sorta di "dio" nel quale si ripone la propria fiducia, un "dio" ingannevole, che non salva, non libera ma in realtà imprigiona e prima o poi ti lascia. A volte già in questa vita (e quante persone son passate nel giro di niente dalle stelle... alle stalle), di certo nell'ora della morte: infatti non si può portare nell'aldilà quello che si è accumulato per sé di qua!

Quindi Gesù esemplifica quanto detto mediante la famosa parabola del ricco stolto. Ci viene presentato un ricco che passa la sua vita ad accumulare beni; quindi, illuso di poterseli godere, incontra la morte. Le parole di Dio nella parabola sono micidiali: «stolto [alla lettera: senza intelligenza], questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». Quest'uomo ha vissuto per sé; nella parabola compare solo lui, parla con se stesso, accumula per se stesso, ha vissuto specchiandosi nella propria immagine. «La carenza di intelligenza diviene anche mancanza di relazioni e rifiuto di fraternità perché l'orizzonte interiore ed esistenziale del ricco è tutto assorbito dal proprio ego: egli "arricchisce per sé" (12,20) dimenticando Dio e i fratelli. Il peccato è sempre, ricorda Agostino, "ripiegamento del cuore su di sé"» (L. Manicardi).

L'attaccamento ai beni spesso conduce all'indifferenza, alla mancanza di generosità, e così da una parte c'è chi ha e accumula sempre di più, dall'altra chi non ha e a stento arriva a fine mese o trova da mangiare. Sembrano cose lontane? Un rapporto statistico nazionale della Caritas del 2024 dice che il 12% delle famiglie italiane vive in uno stato di povertà assoluta (il 12% al Sud, l'8,9% al Nord). Il 22,8% è a rischio di povertà e/o esclusione sociale. Fa riflettere, no? Servirebbe a poco puntare il dito o cercare i colpevoli; serve invece a molto chiedersi: io cosa posso fare?

In conclusione, è chiaro che quest'uomo stolto pensava di possedere tutto, invece non aveva nulla, nulla che avrebbe superato il valico della morte. «Così - conclude Gesù è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». Parole forti che ci interpellano, che ci aiutano a puntare alla ricchezza vera, che non passa, che niente e nessuno potrà mai toglierci: la ricchezza dell'amore! L'unico vero tesoro che ci fa ricchi ora e per sempre è l'amore! Nel libro dell'Apocalisse c'è un passaggio molto significativo che a tal proposito afferma: «Poi udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: Beati d'ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono» (Ap 14,3). Ecco l'unica cosa che porteremo con noi e che "ci seguirà": le opere della carità!

PREGHIERA

Signore, donami di saper amare con ciò che so, con ciò che ho, con tutto ciò che sono.