Omelia (15-08-2025) |
don Michele Cerutti |
Nun me molla un attimo Nel cuore dell'estate quando tutto si ferma per un periodo di pausa e di riflessione prima di riprendere il cammino, la Chiesa ci chiede di guardare alla Vergine Maria, assunta in anima e corpo. Lo sguardo fisso sulla Madonna sia nella calma della vita, sia nelle tempeste diventa fondamentale perché Lei è il modello di vita perfetta a cui Gesù ci chiede di guardare. Quando il dogma dell'Assunzione veniva proclamato il mondo aveva conosciuto la fine di una guerra e viveva la preoccupazione di un conflitto atomico che portava alla distruzione. Oggi festeggiamo tra rumori di altri contrasti che inquietano il futuro dell'umanità, ma guardando alla stella di Maria sappiamo che non dobbiamo avere paura. È il tempo questo di riscoprire una robusta spiritualità mariana e come figli sappiamo che possiamo ricorrere a colei che ci indica Gesù, Alfa e Omega della Storia che non è scritta dai potenti, ma dagli umili che vengono innalzati. Stendiamo al cielo le mani giunte con la corona del Rosario con la fiducia che ci offre il Vangelo per cui Maria custodisce nel cuore tutto quello che noi riversiamo. Qualche anno fa ho sentito dire da una persona impegnata che ora si intende concentrarsi nella Liturgia delle Ore dopo un certo cammino di fede e che lui trova la preghiera del Rosario troppo semplice. Ora preferisce andare all'Ufficio come modalità di orazione. Attenzione alla superbia spirituale che si può insinuare. La recita del Rosario diventa proprio un correttivo a questo rischio in cui possiamo incorrere. Penso a quanto bene questa preghiera ha fatto e continua a fare nella Chiesa aiutandoci a spostare montagne insormontabili e a sciogliere i nodi difficili da scardinare. Soffermarsi a meditare guardando ai singoli episodi della vita di Gesù con gli occhi della Vergine, occhi di una creatura perfetta non toccati dal peccato e quindi limpidi. Vi lascio con un episodio che racconta il Vescovo emerito di Cagliari Monsignor Mani nei tempi in cui era Vescovo ausiliario di Roma e ci dice come Maria ci prende seriamente quando ci rivolgiamo a Lei. L'ho trovata su Facebook e mi piace riportare questo aneddoto: Anch'io sono stato giovane viceparroco, e lo fui a Torpignattara, nella parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro. Il parroco, don Franco, la cui famiglia era arrivata a Roma dall'Umbria, era un uomo semplice e buono. Credo che l‘ultimo libro lo avesse letto quand'era in seminario, anzi si dichiarava decisamente preoccupato, quando arrivava qualche viceparroco laureato e soprattutto con troppi libri. Era stato il primo parroco di San Basilio, la borgata romana col maggior numero di comunisti, diceva lui, e anche con una buona parte della parrocchia residente a Regina Coeli. Dopo diversi anni, fu trasferito a Torpignattara, prima periferia di Roma. Era semplice, e veramente buono, e parlava soltanto in romanesco. Girava per la parrocchia col suo sottanone e la corona in mano, che non abbandonava mai. Le sue preghiere erano la Messa, l'Uffizio e il rosario, e poi sempre a disposizione di tutti. In verità allora, noi viceparroci, non lo apprezzavamo molto, se non per le sue omelie sempre piccanti e azzeccate. Adesso devo dire che era il parroco ideale per quel momento. Era un uomo felice di essere prete. La vita ci ha separati, anche se non divisi, perché dopo alcuni anni mi ritrovai suo vescovo. All'inizio si trovava in imbarazzo e quando, andando in parrocchia continuavo a comportarmi da vice parroco, mi richiamava all'ordine: "A don Giusé, fa' il serio, ora sei vescovo". Ero in ufficio a San Giovanni, quando mi comunicarono che don Franco era grave all'ospedale di San Giovanni. Scesi di corsa le scale, attraversai la piazza, e dopo poco ero al capezzale di don Franco, che vedendomi col fiatone mi chiese il perché. "Come sta don Franco?" "Bene. Vedi sto a morì". "Ma no, si riprenderà, guarirà". "No, No, sto a morì, ma non te preoccupa'. È già venuta Lei a farmi compagnia - e accennava col braccio verso la destra - gliel'ho detto milioni di volte di venire nell'ora della morte: è stata di parola, è venuta. È qui. Nun me molla ‘n attimo". Non so se vedesse la Madonna, ma certamente la sentiva vicina. Lasciai l'ospedale commosso al pensiero che il mio vecchio parroco era assistito dalla Madonna, e le sue ultime parole mi erano entrate nel cuore: "La Madonna è qui. Nun me molla ‘n attimo." |