Omelia (22-07-2025) |
Missionari della Via |
Maria si reca al sepolcro quando ancora è buio e accortasi della pietra rotolata corre a chiamare i discepoli. Mentre loro si affrettano al sepolcro, lei resta davanti alla tomba vuota e piange. La fede è così, a prescindere da come ci organizziamo nella Chiesa, a prescindere da come i discepoli erano predisposti davanti a questo annuncio femminile, Dio continua a venirci incontro attraverso l'esperienza di tanti che vanno a cercarlo. All'epoca le donne non erano tanto prese in considerazione, il Vangelo di Luca ci racconta come le parole di annuncio delle donne vennero considerate un vaneggiamento (cf Lc 24,11), ma poi gli apostoli scoprirono che la loro testimonianza era reale. Nella Chiesa siamo chiamati in nome della resurrezione di Cristo ad uscire dai cenacoli chiusi per accogliere gli annunci che vengono dall'esperienza di coloro che cercano Dio. Nella Chiesa ci viene richiesta un'apertura fondamentale, un'accoglienza della voce di Dio che viene dai margini, dai confini. La provocazione della fede viene anche dall'altrove, da altri modi di essere, da caratteristiche che noi non prevediamo. È bellissimo che nel Vangelo si ripete più volte a Maria, "chi cerchi?" viene riconosciuta una ricerca di Dio, una passione che fa piangere per Dio. Come credenti questo brano del Vangelo ci tocca fortemente e ci chiede se anche noi cerchiamo il Signore così, con amore. Nelle nostre chiese troviamo gente che ha vissuto l'esperienza di un sepolcro vuoto che li apriva all'amore, o siamo un gruppo di persone che cercano come passare il tempo? Ciò che si vede della resurrezione come prima battuta per Maria è la tomba vuota, non sono effetti speciali, Maria non trova tutto in ordine. Non c'è una pietra sopra la vicenda di Gesù, non è tutto chiaro. Anche nella nostra vita e nella vita di chi si accosta a Gesù per la prima volta, si rivela una domanda di fondo: "chi cerchi?" e "come ti poni davanti a un sepolcro ribaltato?". Spesso cercando l'amore, la felicità, la pace, cerchiamo Dio, e altrettanto spesso ci fermiamo davanti a ciò che non ci aspettiamo, e ci perdiamo la sorpresa di un Dio che si manifesta con un sepolcro vuoto. Maria, perciò, ci insegna l'attesa d'amore. Dobbiamo essere sicuri che Dio ci raggiungerà, ma prepararci anche all'inatteso avvento del Signore. Da Maria impariamo ad aspettare con amore, ad ascoltare quel desiderio di essere restituiti a noi stessi, di essere chiamati per nome. Possiamo dire che tutto prende nuova forma da quando Gesù chiama Maria per nome, e la restituisce alla sua missione. Tutti noi e tanti che cercano Dio non attendono altro! Accogliamo chiunque, cercando Dio, intercetta un sepolcro vuoto, sicuri che le vie di Dio sono imprevedibili e portatrici di una gioia piena. Oggi se intercetti un sepolcro vuoto, anche dentro di te, attendi i passi del Signore. |