Omelia (20-07-2025) |
Missionari della Via |
Il Vangelo di oggi non intende opporre azione e contemplazione ma metterci in guardia da un attivismo inquieto ricordando il primato dell'ascolto del Signore. Gesù passa a Betania a trovare una famiglia a Lui cara; di questa famiglia conosciamo le due sorelle, Marta e Maria e il fratello Lazzaro. L'evangelista Giovanni sottolinea il legame di amicizia che esisteva fra loro e Gesù: «Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro» (Gv 11,5). Gesù entra in questa casa; viene accolto amorevolmente ma in due modi diversi. Marta ha l'indole della padrona di casa: è tutta presa dai doveri dell'accoglienza di un ospite così eccezionale. Guardando a tante care donne, possiamo quasi vederla: prepara un ottimo pranzo, sistema il tavolo, va avanti e indietro... Marta è molto presa, anzi, è troppo presa dalle faccende, entra nella "modalità affanno" e ad un certo punto, vedendo la sorella che se ne stava seduta ai piedi del Signore, sbotta dicendogli: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Marta avrebbe potuto chiedere aiuto alla sorella; invece ha accumulato fastidio e irritazione e ha interpellato direttamente Gesù. Il problema di Marta non sono i servizi ma quell'attivismo che la rende inquieta, che la fa operare senza pace e, perdipiù, perdendo di vista l'ospite. È un rischio anche per noi: che il nostro fare diventi un attivismo inquieto, ansioso, nervoso, con poca attenzione alle persone; addirittura possiamo fare tante belle cose per Gesù ma senza di lui, perdendolo di vista. Faccio una cosa e non vedo l'ora di finirla e magari penso già a quella successiva; agisco con frenesia, perdendo la gioia di stare con gli altri, di fare bene ciò che sono chiamato a compiere. Il rimprovero affettuoso di Gesù a Marta non è rivolto al suo servizio, peraltro a suo favore. «Il torto di Marta è unicamente di cedere all'inquietudine e all'agitazione. Non conosciamo le circostanze che avevano provocato questa inquietudine; diverse circostanze possono causare un ritardo nella preparazione di un pasto... Ma in ogni caso, dobbiamo tenere presente la lezione data da Gesù, perché ha un'applicazione universale: ogni inquietudine dev'essere superata nella vita cristiana. Anche noi siamo tentati di agitarci per molte cose, ma dobbiamo resistere a questa tentazione che facilmente annullerebbe la nostra serenità. Per precisare il significato della posizione di Gesù, si tratta di evitare l'inquietudine che si ripiega su se stessa o più ancora quella che si chiude in se stessa. Il sentimento d'inquietudine può nascere spontaneamente, ma può essere orientato nel senso di una maggiore fiducia nel soccorso divino. Con tale orientamento, l'individuo inquieto supera se stesso e trova la via per liberarsi dall'oppressione dell'ansia; esce dalla propria prigione. Nel caso di Marta, l'agitazione si era sviluppata poiché non poteva risolvere il problema del suo ritardo. Ma nella sua difficoltà possedeva una via di uscita, offerta dalla presenza benevola del Maestro. Avendo accolto Gesù nella sua casa, poteva contare sulla sua simpatia per superare tutte le difficoltà. Poteva aprire senza alcuna riserva la porta della fiducia» (Jean Galot). Perciò Gesù le fa notare: «tu ti affanni e ti agiti per molte cose». Marta si è lasciata dominare da "molte cose", ha dato loro troppa importanza; «ma di una cosa sola c'è bisogno». Qual è quell'unica cosa veramente importante? Qual è quell'unica cosa di cui c'è bisogno per realizzare al meglio la propria vita? Possiamo comprenderlo guardando la vita di Gesù: fare la volontà del Padre. Perciò Gesù elogia Maria che sta con Lui e, seduta ai suoi piedi, lo ascolta: «Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta». Non è solo un problema di temperamento diverso da Marta; no, Maria ha scelto di stare lì con Gesù, di dare priorità a Lui, di non lasciarsi scappare quell'occasione. «Maria colse questa occasione e non volle perdere niente di ciò che le era offerto dalle circostanze... Dal colloquio si aspettava molto: sperava di ricevere luce per le scelte della propria vita. L'incontro con Gesù era un fatto eccezionale, che doveva essere pienamente sfruttato. Così dalla presenza di un Maestro che era a sua disposizione, Maria intendeva prendere e ricevere tutto ciò che poteva rendere migliore la sua vita. Gesù approvò espressamente questa scelta» (Jean Galot). Anche noi ogni giorno siamo chiamati a scegliere, a darci le giuste priorità, facendo attenzione a non sacrificare le cose più importanti a quelle più urgenti ma secondarie. Gesù, valorizzando la scelta di Maria, pone in luce il valore della contemplazione che orienta e dispone la persona al servizio del regno di Dio. Ciò non significa opporre contemplazione ad azione o dire che l'una è meglio dell'altra ma che l'una necessita dell'altra: «Dobbiamo essere dei contempl-attivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell'azione» (don Tonino Bello). È la contemplazione che accende il cuore e lo orienta ad un'azione conforme alla volontà del Signore; è dalla preghiera che sgorga l'amore e la forza di servire. PREGHIERA Signore, donami un cuore capace di ascoltare, per saper discernere e agire secondo la tua santa volontà. |