Omelia (18-06-2025)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mt 6, 1-6. 16-18

Come vivere questa Parola?

Vanità di vanità, tutto è vanità, diceva un saggio ebreo, di cui certamente Gesù ha conosciuto le riflessioni. Ed è impressionante come questa parola, questo monito a non cadere nella trappola delle apparenze sia particolarmente vera oggi, nella società dei followers e dei like. E non dobbiamo pensare che si tratti di qualcosa che riguarda soltanto coloro che passano molto tempo connessi ai social media: tutti noi, in quanto esseri umani, siamo sensibili al giudizio dei nostri simili. Lo siamo perché la maturazione della nostra identità dipende in una buona misura dal riconoscimento delle persone significative, soprattutto nella nostra infanzia, ma non solo. E questo bisogno, di essere visti ed apprezzati, non è una maledizione, né una conseguenza del peccato che ferisce il cuore del mondo. Si tratta invece di una dimensione fondamentale della nostra struttura di esseri liberi e relazionali, qualcosa che sta alla base della nostra chiamata a vivere in comunione e in comunità. Quello che in noi è più prezioso, tuttavia, è anche ciò che è più fragile e che ci rende vulnerabili. Quando si tratta di riconoscimento, è un attimo fallire il bersaglio. Per questo Gesù ci richiama ad affidare la nostra intimità prima di tutto allo sguardo del Padre e al suo pudore, per imparare da Lui a guardare con la stessa delicatezza e rispetto, la preziosa fragilità delle sorelle e dei fratelli.


Signore Gesù, accoglimi e custodiscimi nel segreto del tuo amore!


La voce di una filosofa

"Il pudore è la prima forma di libertà interiore: la coscienza che qualcosa in noi non può essere esposto senza perderne il senso."

Maria Zambrano


Sr Linda Pocher FMA - lindapoker@donboscoland.it