Omelia (16-06-2025) |
Missionari della Via |
L'Apostolo Paolo ci ricorda: «riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui» (Fil 1,29a). Sì, anche questo è grazia! E dovremmo ripetercelo spesso. Ripetercelo quando si è percossi, quando qualcuno ci dà uno schiaffo e non solo in senso fisico, ma uno schiaffo dato anche con le parole, con la calunnia, con la maldicenza. Ecco, quando accade tutto ciò noi come reagiamo? In queste situazioni comprendiamo dove siamo giunti nel nostro cammino di fede, perché il limite dell'altro rivela il mio limite. Certo, non si è in una botte di ferro, isolati da tutto e da tutti; lo sappiamo bene che nel nostro cuore si agitano tante cose quando si è provati. Quante volte il nostro cuore ammalato ci induce a rispondere al male con il male. Ad esempio, quante volte e in quante famiglie davanti all'eredità ci si denuncia e ci si trascina vicendevolmente nei tribunali, pronti a perdere più le persone care che i beni. E se uno ci costringe ad accompagnarlo per un miglio, Gesù ci dice di farne due con lui. Che bello fare la strada con l'altro, non abbandonarlo. Camminare con l'altro anche quando si è stanchi, quando l'altro ci rallenta, quando l'altro non ci è proprio simpatico. Infine il Vangelo di oggi ci dice di non voltare le spalle a chi ci chiede un prestito. Insomma dal non rispondere al male con il male, Gesù ci conduce in maniera graduale a camminare, a donare, a guardare e riconoscere nell'altro il volto di un fratello, di una sorella. Chiediamo al Signore che purifichi il nostro cuore. E chiediamo anche a Maria, la piena di grazia, la grazia della mitezza, dell'umiltà, della bontà! «Gesù non predica rassegnazione, non chiede di lasciare che l'ingiustizia trionfi, ma chiede un atteggiamento creativo, sempre capace di toccare l'aggressore, di fargli ascoltare una domanda che egli non si pone. In ogni caso, davanti all'ingiustizia patita, occorre non tacere mai, non fuggire, ma intervenire, pur rinunciando sempre all'offesa e alla violenza. Sempre si tratta di "vincere il male con il bene" (cf. Rm 12,21). Ciò è richiesto al discepolo... perché la logica evangelica è rispondere al male facendo il bene, rispondere positivamente a chi ha bisogno» (Enzo Bianchi). «La vita mi sembra troppo breve per trascorrerla a odiare e a prender nota dei torti subiti» (Charlotte Brontë). |