Omelia (08-06-2025) |
Omelie.org - autori vari |
COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Rocco Pezzimenti 1. Si inaugura, a partire dalle letture odierne, una tappa nuova nella storia del Cristianesimo. Partendo dal fatto che se amiamo il Signore dobbiamo osservare i suoi comandamenti, Gesù ci promette che pregherà il Padre perché ci invii lo Spirito Consolatore che ha lo scopo di rimanere sempre con noi. Sarà inviato dal Padre con l'intento di ricordarci tutto l'insegnamento del Figlio incarnato e soprattutto di insegnarcelo in tutti i suoi risvolti. Questo è quanto vuole il Padre che ha mandato il Salvatore le cui parole, e tutto l'insegnamento che ne deriva, sono del Padre stesso e il Figlio ci invita a osservarle facendosene portavoce. 2. Se amiamo il Signore e osserviamo le sue parole saremo amati anche dal Padre. Questa affermazione, già di per sé sconvolgente, è niente rispetto all'assicurazione che ci viene fatta: amare sinceramente in questo modo, implica una coabitazione, già ora, con Dio. Dice, infatti, il Cristo: "verremo presso di lui e dimoreremo presso di lui". Questa è la promessa e l'impegno preso dal Padre. È l'intera Trinità che ci vuole per sé perché, oltre al Padre e al Figlio, anche lo Spirito Consolatore viene per restare e per attuare in noi il messaggio di salvezza. Il tentativo fatuo e ridicolo della nostra presunzione che ci voleva simili a Dio nel paradiso terreste, è qui garantito da Dio stesso che ci vuole per Lui venendo in noi. 3. Per questo Cristo ha pregato per noi! Proprio nell'ultima Cena, nel momento più solenne della sua esistenza terrena e in procinto di istituire l'Eucarestia, ci fa la promessa di far parte della divinità, osservando i suoi comandamenti. Questo impegno trova concretizzazione nel giorno di Pentecoste. Tutti, nel medesimo istante, "videro delle lingue che parevano di fuoco dividersi e posarsi su ciascuno di loro". Suggestione? Sembra proprio di no. Il brano degli Atti ci dice che, nel momento in cui si sentirono ripieni dello Spirito Santo, ognuno di loro cominciò "a parlare un diverso linguaggio". Quel frastuono, a Gerusalemme, fu avvertito da diverse nazionalità che cominciarono ad ascoltarli "nella propria lingua". 4. Paolo, con la sua consueta forza, ci spiega tutto questo: "se Cristo è in voi, il vostro corpo è bensì morto a causa del peccato, però lo spirito, a causa della giustizia, è vivo". Questa è la garanzia della nostra salvezza perché quello spirito - che ricordiamo "è vivo" - che ha resuscitato Cristo, resusciterà anche noi. I nostri corpi mortali sono stati vivificati dallo Spirito che già abita in noi. Per questo crediamo nella resurrezione di Cristo, perché, se non fosse risorto, noi saremmo i più insensati tra i viventi. 5. Ecco allora che per ottenere quanto promette lo Spirito, bisogna compiere le opere dello Spirito. Ancora Paolo ci ricorda che solo coloro che sono "mossi dallo Spirito di Dio" sono "i veri figli di Dio". Figli veramente liberi perché non hanno ricevuto "uno spirito da schiavi per ricadere nel timore", ma uno spirito da figli di Dio e "se figli siamo anche coeredi (...) coeredi di Cristo". Seppure soffriremo con Lui saremo glorificati con Lui. La sua resurrezione sarà anche la nostra. Paolo per questo dirà: "per me morire è un guadagno". |