Omelia (25-05-2025) |
diac. Vito Calella |
Due esperienze dello Spirito Santo, sia come difensore, sia como consolatore Il Vangelo di questa domenica ci prepara già a celebrare l'ascensione di Gesù al cielo e la solennità di Pentecoste nelle prossime due domeniche. L'ascensione di Gesù è stata la sua ultima apparizione ai discepoli come il glorioso Risuscitato, pieno di luce. È stata annunciata così: «Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me» (Gv 14,28). La solennità di Pentecoste è il compimento della seconda delle cinque promesse dello Spirito Santo, che troviamo nel discorso di addio di Gesù: «Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Il discorso di addio di Gesù nel Vangelo di Giovanni si trova in Gv 13,31-17,26. In questo lungo discorso, che è un testamento spirituale, le cinque promesse dello Spirito Santo si trovano in Gv 14,16-17.25-26 (prima e seconda); Gv 15,26 (terza); Gv 16,7-11 (quarta); Gv 16,13-15 (quinta). Lo Spirito Santo è denominato con lala parola greca "Paràkletos", che letteralmente significa "colui che è chiamato a stare accanto...". "Paraclito" può indicare sia un "consolatore", che sta accanto a chi soffre, sia un "avvocato difensore", che sta accanto a chi ha bisogno di essere difeso in un processo. L'abilità di un avvocato sta tutta nell'oratoria, nell'uso di parole giuste e persuasive, capaci di giustificare, convincere e chiarire la verità. Nella professione di fede che proclamiamo tutte le domeniche, crediamo nello Spirito Santo che "procede dal Padre e dal Figlio". Il Figlio di Dio è «uno con il Padre» (Gv 10,30), «chi vede il Figlio vede il Padre» (Gv 14,9b); in altre parole, c'è pari dignità divina tra il Padre e il Figlio. Ma oggi sentiamo che «il Padre è più grande del Figlio» (Gv 14,28b). Lo Spirito Santo Paraclito ci viene dato «dal Padre nel nome del Figlio» (Gv 14,26b). Facciamo l'esperienza di invocare lo Spirito Santo per sperimentare la sua azione nella nostra vita come avvocato e consolatore! Due esperienze dello Spirito Santo come nostro avvocato difensore L'azione dello Spirito Santo in noi come «Paraclito - Avvocato difensore» consiste nella sua continua assistenza affinché riconosciamo Gesù Cristo come il vero e unico Signore della nostra vita e di tutta la storia umana, di fronte alla continua tentazione di idolatrare il nostro "io", o l'attaccamento al denaro, o l'immenso potere della conoscenza tecnica e scientifica, idolatrie che pongono la fede in Cristo morto e risuscitato come una scelta opzionale e secondaria nella nostra vita. Infatti, «nessuno potrà dire: ‘Gesù è il Signore', se non sotto l'influsso dello Spirito Santo» (1 Cor 12, 3b). Invochiamo il nostro "Paraclito-Avvocato difensore" per rimanere saldi nella nostra fede in Cristo Gesù, perché «se confessiamo con la bocca che Gesù è il Signore e crediamo di cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, saremo salvati. È credendo nel cuore che si ottiene la giustizia e confessando con la bocca che si ottiene la salvezza. Infatti la Scrittura dice: "Chi crede in lui non sarà svergognato". Non c'è dunque differenza tra Giudeo e Greco: tutti hanno lo stesso Signore, che è generoso con tutti coloro che lo invocano. Infatti, "chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato"» (Rm 10,10-13). L'azione dello Spirito Santo in noi come «Paraclito - Avvocato difensore» consiste nella sua assistenza affinché impariamo a superare tutti i conflitti e le difficoltà della nostra vita facendoci illuminare dall'immensa ricchezza di sapienza (Verità) contenuta nelle Sacre Scritture. Un segno evidente del fatto che amiamo davvero Gesù e lo riconosciamo come "Signore" della nostra vita si rivela quando decidiamo di aprire la Bibbia e di rimanere quotidianamente davanti alla Parola di Dio in uno stato di preghiera perseverante. In questo modo mettiamo in pratica ciò che Gesù ci dice oggi nel Vangelo: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a prendere dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva la mia parola. E la parola che ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato» (Gv 14,23-24). Con l'aiuto dello Spirito Santo, che invochiamo ogni volta che preghiamo la Parola di Dio, siamo in grado di conservare le Sacre Scritture nella nostra mente e nel nostro cuore e di interpretarle correttamente, in modo che guidino le decisioni della nostra libera coscienza e ci facciano compiere azioni pratiche di carità secondo la volontà di Dio Padre. Due esperienze dello Spirito Santo come nostro Consolatore L'azione dello Spirito Santo in noi come «Paraclito - Consolatore» consiste nello sperimentare la pace che solo Gesù Cristo risuscitato può offrirci. Nel Vangelo di questa domenica sentiamo Gesù promettere la pace: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27). Il giorno di Pasqua, le prime parole di Cristo risuscitato alle donne e agli apostoli furono: «Rallegratevi» (Mt 28,9) e «La pace sia con voi» (Lc 24,36; Gv 20,19.26). Una delle manifestazioni del frutto dello Spirito Santo, come elencato nella lettera ai Galati 5:22-23a, è la coppia «gioia e pace». Lo Spirito Santo «Paraclito - Consolatore» può agire per far sì che la pace di Cristo risuscitato si realizzi realmente nelle nostre famiglie, nella nostra comunità cristiana, sul posto di lavoro e nella società, dandoci la possibilità di superare ogni tipo di conflitto che possiamo sperimentare. La «gioia» per credere in Cristo risuscitato ci dà una grande fiducia nella potenza dello Spirito Santo. Non possiamo mai perdere la speranza di realizzare relazioni pacifiche praticando, con l'aiuto del «Paraclito - Consolatore», gli altri atteggiamenti che insieme sono «il suo frutto: pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé» (Gal 5,22.23b). Il libro degli Atti degli Apostoli riporta un grave conflitto che ebbe luogo nella comunità di Antiochia a causa di missionari cristiani di tradizione ebraica che volevano imporre ai pagani convertiti al cristianesimo tutte le tradizioni della Legge di Mosè, compreso il rito della circoncisione. Questo conflitto creò anche forti attriti tra gli apostoli Pietro e Paolo (cfr. Gal 2). La pace si costruisce attraverso il dialogo fraterno, attraverso l'ascolto rispettoso delle parole e delle opinioni di tutti, come avvenne nell'assemblea di Gerusalemme, raccontata nel capitolo 15 degli Atti degli Apostoli. La prima lettura di questa domenica ci ha presentato il conflitto (At 15,1-2) e la soluzione finale di quella assemblea sinodale (At 15,22-29). L'azione dello Spirito Santo in noi come «Paraclito - Consolatore» consiste nello sperimentare la pace che solo Gesù Cristo risuscitato può offrirci, facendo ciascuno la scelta di appartenere effettivamente e affettivamente alla Chiesa, senza voler praticare le virtù teologali della fede, della speranza e della carità in modo individuale e slegato dalle relazioni concrete con i fratelli e le sorelle della propria comunità. L'appartenenza alla Chiesa offre un'esperienza di pace che si può definire "stabilità": una sicurezza basata sulla tradizione di tutta la storia del popolo di Israele e soprattutto sulla predicazione fondamentale dei dodici apostoli, che sono le fondamenta della nostra Chiesa. Questo è il significato della visione della Gerusalemme celeste scesa dal cielo e presente nel mondo. Le mura della città rappresentano la stabilità della tradizione, le dodici porte rappresentano le dodici tribù di Israele, le dodici fondamenta rappresentano i dodici apostoli che ci hanno offerto la predicazione di Gesù Cristo, diretta e ispirata dallo Spirito Santo, che è stata tradotta nei libri del Nuovo Testamento. Il nostro desiderio è che «tutte le nazioni glorifichino il Signore» (Sal 66,6) scoprendo il grande dono della gratuità dell'amore divino già presente nel cuore di ogni essere umano, affinché la benedizione della pace regni nelle relazioni umane e il volto splendente di Cristo risuscitato sia donato a tutti attraverso la pratica della carità, illuminata dalla sua Parola, con il nostro essere Chiesa-Corpo di Cristo. |