Omelia (07-06-2025) |
Missionari della Via |
«Pietro dunque, come vide Giovanni disse a Gesù: "Signore, che cosa sarà di lui?". Gesù gli rispose: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi"». Meditare e fare nostre queste parole ci fa tanto bene! Noi, infatti, tendiamo sempre a guardare gli altri, cosa fanno gli altri. Noi siamo portati a criticare il comportamento degli altri per giustificare il nostro. Abbiamo smarrito la capacità o forse non lo vogliamo fare di guardarci dentro, di chiederci cosa Gesù ci chiede, ma siamo diventati buoni osservatori dei limiti degli altri. A volte non vogliamo fare perché l'altro non fa! Quante volte ci lamentiamo in famiglia, nelle comunità, nelle amicizie perché l'altro non fa, perché l'altro non ci capisce, perché l'altro non ci cerca. E se smettessimo di pretendere dagli altri e iniziassimo noi a fare quello che volessimo fosse fatto a noi? Perché anziché aspettare una telefonata, un gesto, una parola dagli altri, non iniziamo a farlo noi? A volte ho ascoltato lamentele continue di persone che non si sentivano cercate, quando avrebbero potuto benissimo essere loro a cercare gli altri! Ma si sa, questa è una buona scusa per giustificare il proprio comportamento, magari con la classica frase: perché devo essere sempre io a fare determinate cose? Perché devo essere sempre io a fare il primo passo? In fondo il motivo è semplice: perché chi più ama fa sempre il primo passo! E allora forse dovremmo con umiltà dire e dirci che probabilmente non amiamo abbastanza, e se amiamo sicuramente lo facciamo meno di quanto lo dovremmo fare! «Tutti dicono che l'amore fa male, ma non è vero. La solitudine fa male. Il rifiuto fa male. Perdere qualcuno fa male. Tutti confondono queste cose con l'amore, ma in realtà, l'amore è l'unica cosa in questo mondo che copre tutto il dolore e ci fa sentire ancora meravigliosi» (Oscar Wilde). |