Omelia (21-05-2025) |
padre Ezio Lorenzo Bono |
SENZA DI ME... (Anna Oxa) Anni fa la bravissima Anna Oxa quando cantava "Senza di me / la vita sa / di fumo e di malinconia / senza me libertà / è il nome d'una bugia / senza di me / che senso ha / il buio quando scende giù?..." sembrava che avanzasse delle pretese esagerate. Così come se uno che non conosce Gesù ascoltasse frasi tipo: "Io sono la via, la verità e la vita"; "Chi non è con me è contro di me"; "Va', vendi tutto quello che hai, e vieni, seguimi"; o quella che abbiamo appena ascoltato nel Vangelo di oggi: "Senza di me non potete far nulla", penserebbe che siano state dette da un megalomane. Ma come può dire "Senza di me non potete far nulla"? Davvero senza di Lui non possiamo fare nulla? E allora tutti gli scienziati, gli artisti, gli uomini di pace e di giustizia che non hanno mai conosciuto Gesù, o che addirittura lo rifiutano, non hanno fatto nulla di buono? Gesù non sta parlando di efficienza, di capacità tecniche o di successo. Non dice: "senza di me non potete costruire città, scrivere libri o vincere premi Nobel". Dobbiamo comprendere questa frase nel suo contesto: "Io sono la vite, voi i tralci". Gesù sta parlando di vita, e non di attività. Sta parlando di frutto, non di produzione. Il tralcio staccato dalla vite può anche restare verde per un po', ma è già destinato a seccarsi. Non porta frutto perché non ha più linfa, non è più connesso alla sorgente. Ecco allora il senso: "senza di me non potete fare nulla" che abbia sapore di eternità. Nulla che rimanga per sempre. Nulla che sia davvero fecondo. Possiamo fare tante cose, ma restano senza respiro, senza luce, senza futuro. Essere tralci uniti alla vite significa vivere in relazione con Lui, permettere che la sua linfa passi nella nostra esistenza: linfa di amore, di perdono, di speranza. È questa la fruttuosità a cui siamo chiamati. Ci chiede di restare uniti: "Rimanete in me", ripete come un ritornello. È la parola chiave del Vangelo di oggi. E se ci pensiamo, è la cosa più difficile del nostro tempo: rimanere. Sembra un paradosso: in un'epoca di connessioni e comunicazioni, facciamo fatica a vivere relazioni che durano, tutto è precario, sostituibile, provvisorio. Gesù ci invita invece alla fedeltà, a rimanere per sempre, a stare con Lui, non solo a fare per Lui. È lì che la nostra vita porterà frutto. Non perché avremo fatto di più, ma perché in Lui le cose che facciamo avranno un senso più grande. E tu? Da quale vite stai prendendo linfa? Qual è la sorgente che ti nutre davvero? Il Vangelo oggi ci invita a una verità tanto semplice quanto radicale: non si tratta di fare, ma di rimanere. Perché se rimaniamo in Lui, anche le piccole cose diventano frutto eterno. Ma senza di Lui non potremo fare davvero niente che duri in eterno. |