Omelia (20-05-2025) |
padre Ezio Lorenzo Bono |
CHI SEI E CHI AMI? Si racconta che una volta in una città c'era un uomo che ogni giorno si metteva in un angolo della piazza e cominciava a predicare parole di giustizia, di speranza, di verità, mentre la gente passava e lo ignorava. Qualcuno rideva, altri scuotevano la testa. Finché un giorno un passante gli si avvicinò e gli disse: "Perché continui a gridare? Non vedi che nessuno ti ascolta?". E lui rispose: "All'inizio gridavo per cambiare il mondo. Ora grido per non lasciare che il mondo cambi me". Gridare, cioè dichiarare pubblicamente ciò in cui si crede, non serve solo agli altri, serve prima di tutto a restare fedeli a sé stessi. Ed è proprio ciò che fa Gesù in questo brano del Vangelo di Giovanni, quando dice: "Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato". È una dichiarazione d'amore. Gesù non ha paura di dirlo ad alta voce. Non lo fa per ottenere qualcosa in cambio, né per apparire, ma per confermare il legame che dà senso a tutta la sua vita. Perché lo dice pubblicamente? Perché chi ama davvero sente il bisogno di esprimerlo, di testimoniarlo, di gridarlo. Non certo per obbligo, ma perché ogni parola detta, alimenta e aumenta la relazione. È come quando due sposi, anche dopo tanti anni, si continuano a dire: "Ti amo". Non è una formalità, è una resistenza contro l'abitudine, contro l'oblio. Gesù grida il suo amore per il Padre non perché il Padre non lo sappia, ma perché il mondo lo sappia. E perché Lui stesso possa restarci fedele anche nel momento più difficile, quello della Passione che sta per avvicinarsi. Quante volte anche noi sentiamo che il nostro amore per Dio si affievolisce, non perché non crediamo più, ma perché non lo nutriamo, non lo diciamo più, non lo viviamo apertamente. Ce lo teniamo dentro, come qualcosa di privato, finché finisce per diventare invisibile, anche a noi stessi. Ma l'amore ha bisogno di voce, di essere detto, testimoniato, reso visibile. Perché ciò che non si dice, lentamente svanisce. E in un mondo che ci invita ogni giorno a vivere come se Dio non esistesse, testimoniare il nostro amore per il Padre è un atto di libertà, è una dichiarazione di identità. Come Gesù, possiamo anche noi dire al mondo, con parole, scelte e gesti: "Sappiate che io amo il Padre. Non smetterò di dirlo, perché se smetto di dirlo, rischio di smettere anche di crederci". Non avere paura di dire a chi appartieni. Non avere vergogna di dire che ami Dio, che ti fidi di Lui, che la tua vita ha un senso solo se radicata nel suo amore. Non gridare per convertire gli altri, ma grida - come quell'uomo nella piazza - per restare fedele a te stesso. Perché ogni volta che lo dici, ogni volta che testimoni con la tua vita, ricordi a te stesso chi sei e chi ami. |