Omelia (18-05-2025) |
don Giacomo Falco Brini |
Il mondo nuovo La scorsa domenica, con il celebre brano del buon Pastore, l'accento del vangelo cadeva sul tipo di relazione che il Signore stabilisce con noi credenti. Come dire che parlava della relazione "verticale" che ciascun discepolo di Gesù è chiamato a far crescere con Lui. Il testo del vangelo di questa domenica invece appartiene al discorso d'addio di Gesù nell'ultima cena. E l'accento del vangelo questa volta cade sul modo di vivere le relazioni "orizzontali" di ciascun credente. Il Signore sente avvicinarsi la sua ora e avverte i suoi: dove vado io voi non potete venire. C'è da accettare prima lo scandalo della Croce, senza della quale non si può essere uniti a Gesù. Ma si tratta di un'esperienza che può avvenire solo dopo l'effusione dello Spirito Santo. Gesù vuole comunicare qualcosa di importante. Deve consegnare un comandamento: vi do un comandamento nuovo. Un solo comandamento, perché se non si vive questo, gli altri comandamenti non li si potranno mai comprendere, né vivere. Nuovo, non perché non lo si conoscesse già nella Bibbia, ma perché Gesù ce lo ha rivelato e spiegato con la novità della sua vita. Nuovo perché dischiude per noi un mondo rinnovato, che sempre sorprende nella sua creatività. Un comandamento che ha dunque come riferimento Gesù stesso: se possiamo amarci come Lui ci chiede, è perché ci ha amato per primo. Inoltre, è interessante che il comandamento non chieda di ricambiare direttamente a Lui questo amore, ma dice: così amatevi gli uni gli altri. Perché l'amore che il Signore ci ha donato è gratuito, non fagocita il suo discepolo, ma lo spinge verso gli altri. Ed è questo il movimento dell'amore autentico verso il Signore. Come aggiunge Giovanni in una sua lettera: chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Dunque Gesù comanda di amarci reciprocamente perché è così che ricambiamo il suo amore. Come io ho amato voi: il "come" indica la norma, ma anche la misura. Cioè fino a dare la vita per i fratelli. Naturalmente si tratta dell'osservanza di un comandamento che si vive in un cammino di fede destinato a far crescere la nostra capacità di amare; eppure la nostra vita non di rado viene scossa da notizie di cronaca sull'amore di qualcuno che improvvisamente dà la vita per gli altri. Segno inconfondibile che l'amore di Dio abita già nel profondo del cuore umano. C'è una dimensione di gratuità e di universalità che questo amore deve tendere a manifestare nelle relazioni. Diversamente rimaniamo ancora nel solo amore umano, mentre il Signore dichiara apertamente: da questo tutti sapranno che siete miei discepoli. L'amore che il Signore comanda e dona è inclusivo, non rinchiude la comunità dei discepoli in sé stessa. Questo tipo di amore identifica la chiesa e rende possibile la sua testimonianza al mondo. Il comandamento nuovo non è altro che il dono e la possibilità dell'amore fraterno: "fratelli tutti", prima che essere il titolo di una delle ultime encicliche di papa Francesco, è il mondo nuovo delle relazioni che si è inaugurato, è la novità della vita in Gesù che ha fatto irruzione nel nostro vecchio mondo per rigenerarlo proprio a partire dalle relazioni tra gli uomini. La visione di Giovanni nella 2a lettura tratta dal libro dell'Apocalisse, è la visione dell'assoluta novità presente nella storia dell'umanità che manifesta all'apostolo cieli nuovi e terra nuova. Uno assiso sul trono proclama: ecco, io faccio nuove tutte le cose. Nella storia di Gesù, Dio ha iniziato a creare un mondo nuovo, il cui principale segno è dato dall'amore reciproco tra gli uomini. La chiesa, se vuole davvero custodire la sua identità e non ridursi a un organismo autoreferenziale, deve curare e verificare sempre il tenore fraterno delle sue relazioni. Deve verificare se lascia agire in sé stessa la forza rinnovatrice dello Spirito: ecclesia semper reformanda est. |