Omelia (11-05-2025) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura delle Clarisse di Città della Pieve Fratelli e sorelle, pochi versetti costituiscono il Vangelo di oggi, in cui udiamo un'unica voce: quella di Gesù in prima persona. Nessuna narrazione da parte dell'Evangelista, nessun dialogo tra Gesù e gli altri personaggi evangelici: solo il Signore che parla a noi della sua missione di Figlio, che consiste nel dare alle sue pecore la vita eterna e ristabilirle per mezzo della sua Pasqua nella piena comunione col Padre. «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono»: nessun imperativo da parte di Gesù verso le sue pecore, quale potrebbe essere: «Le mie pecore devono...!», o: «Tu devi!». No! Il Signore è certo che le sue pecore lo ascoltano e lo seguono: così naturale è per lui l'atteggiamento delle pecore nei suoi confronti. Carissimi, quanta fiducia ha Dio nella fede dell'uomo! Pensiamo ad un neonato: fin dai primi giorni di vita ascolta e riconosce la voce del proprio padre e della propria madre. La voci di coloro che ha accanto gli diventano immediatamente e naturalmente famigliari. Così è con Gesù Cristo: l'ascolto di Lui si fa sequela, discepolato per grazia, poiché Egli conosce le sue pecore. E conoscere per l'evangelista San Giovanni è sinonimo di amare: tra l'ascolto e la sequela c'è il suo amore per noi. Nell'ascolto di Lui ci riconosciamo amati, e ciò si traduce in spinta per noi verso il Pastore e verso le altre pecore. L'amore del Signore genera la sequela che trova casa nel gregge, cioè nella comunità dei fratelli. Gesù prosegue con il suo discorso. Quali parole umane potrebbero tradurre l'infinita grandezza e bellezza di quanto il Signore sta affermando? Dunque ci basti sapere che siamo l'oggetto dell'affetto, della premura della Santissima Trinità: e questa bella notizia ci fa piangere di gioia! Oggi è la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Preghiamo perché il Signore nella sua misericordia doni operai alla sua messe e confermi nella vocazione ricevuta quanti hanno già risposto "Sì", perché testimonino sempre e ovunque che il loro è preceduto da un "Sì" più grande: quello di Dio, Padre innamorato dei suoi figli. Fratelli e sorelle, i cristiani non vanno dietro a Gesù perché, da pii fedeli e facendo i buoni e i devoti, egli ci ami, ma perché crediamo e testimoniamo che egli ci ha amati per primo: per grazia, dunque, e non per meriti. E quando il cuore riconosce, ascolta questo amore che gli esplode dentro non può fare altro che rispondere ad Amore con amore. Aderire alla propria vocazione di cristiano e, se Dio ci chiama, di sacerdoti e di consacrati, non è altro che amare senza confini, con il cuore traboccante perché ricolmo del suo Amore. E Gesù ci assicura che nelle sue mani siamo al sicuro: le tribolazioni non mancheranno, la barca della nostra vita navigherà inevitabilmente tra tratti di mare calmo e onde alte e tempeste, poiché così è la vita. Ma "la speranza non delude": il porto è sicuro, le lacrime saranno asciugate. Infine, il messaggio di Gesù Buon Pastore dall'alto della sua Croce è chiaro, definitivo contro le forze del male: nessuna di esse potrà mai più strappare "Adamo" dall'amore del Padre. Un ascolto ci ha ingannato e per il gesto di una mano abbiamo perso il Paradiso (Cf Gen 3): un nuovo ascolto - quello giusto! - e una mano - quella giusta! - ce lo ridonano per sempre. Siamo nel mese di maggio: il nostro sguardo non può che rivolgersi a Maria, Icona dell'ascolto e del discepolato. Lei, Madre del Figlio dell'Altissimo e di tutti noi, interceda per ogni cristiano la sua stessa risposta all'amore di Dio: "Sì", per essere fecondi nell'ascolto, e portare frutto nella vigna, anzi nel gregge delle Chiesa e del mondo intero, pecore-discepoli del nostro Buon Pastore, Gesù Cristo. Amen. Alleluia. |