Omelia (19-05-2025) |
Missionari della Via |
Gesù dà una concretezza e un'altezza all'amore di Dio ineguagliabile. Anzitutto afferma: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola». Come a dire: se uno mi ama è normale che osserverà quanto gli dico. L'amore si nutre di atti, si alimenta e invera in una comunione fattiva. Il verbo al futuro apre all'idea di un cammino, sempre aperto, mai concluso: «amerai». Al contempo, queste parole sanno anche di promessa che apre alla speranza: se mi ami osserverai le mie parole, come a dire: tranquillo che arriverai ad osservarle. Perché Gesù stesso ti renderà capace di viverle e sarà l'amore per Gesù che ti spingerà a viverle, dunque ad amare a tua volta! Abbiamo qui un prezioso antidoto allo scoraggiamento, che spesso diventa un pericoloso anestetico della speranza. Quante volte, scoraggiati per i nostri fallimenti o per le ricadute nei nostri peccati, pensiamo/temiamo di non farcela, che per noi "non c'è via di scampo". Non è vero. Il Signore ci aspetta sempre per rialzarci e per infondere in noi il Suo Amore, aiutandoci a crescere, forti della sua promessa: «Amerai!». Non solo; a tutto ciò segue una promessa ancora più grande: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Quel rimanere nell'amore visto ieri assume un'ulteriore concretezza: l'inabitazione della Ss. Trinità in noi. Nell'atto stesso di amare, puoi cogliere Dio in te, Dio all'opera in te. È un mistero profondo, che si può "capire" vivendolo, sperimentandolo, immergendosi in una relazione sempre più intima con il Signore. Chiediamogli di poter vivere le sue parole e sperimentare la sua dolce presenza in noi. «Se uno mi ama. Gesù rivendica per sé, per la prima volta, il sentimento più importante e dirompente del mondo umano: l'amore. Entra nella nostra parte più intima e profonda, ma con estrema delicatezza. Tutto poggia sulla prima parola «se», «se tu ami». Un fondamento così umile, così libero, così fragile, così puro, così paziente. «Se mi ami osserverai la mia parola» e non esprime un ordine, non formula un comando, ma apre una possibilità; non un verbo all'imperativo, ma al futuro e che esprime il rispetto emozionante di Dio, che bussa alla porta del cuore e attende: se ami, farai. E subito rovescia il nostro modo di pensare. Noi avremmo detto: se osservi la mia parola arriverai ad amarmi, senza avvertire che questa logica capovolge il Vangelo, perché vede Dio come uno specchio su cui far rimbalzare i propri meriti, Dio della legge e non della grazia. Un detto medioevale afferma: «I giusti camminano, i sapienti corrono, gli innamorati volano». L'amore mette una energia, una luce, un calore, una gioia in tutto ciò che fai, e ti pare di volare... Solo se la ami, la Parola si accende, porta pane, soffia nelle vele. Solo se hai scoperto la bellezza di Cristo partirà la spinta a vivere il suo Vangelo. Perché la nostra vita non avanza per colpi di volontà ma per una passione. E la passione nasce da una bellezza. In me l'amore per Gesù sgorga dalla bellezza che ho intuito in lui, dalla sua vita buona, bella e beata. Poi una seconda serie di espressioni: verremo a lui, prenderemo dimora presso di lui, tornerò a voi. Un Dio che ama la vicinanza, che abbrevia instancabilmente le distanze. E prenderemo dimora: in me il Misericordioso senza casa cerca casa. Forse non troverà mai una vera dimora, solo un povero riparo. Ma una cosa Lui mi domanda: essere un frammento di cosmo ospitale. Dio non si merita, si ospita. Ma se non pensi a lui, se non gli parli dentro, se non lo ascolti nel segreto, forse non sei ancora casa di Dio. Se non c'è rito nel cuore, una liturgia segreta e intima, tutte le altre liturgie sono maschere del nulla. Custodiamo allora i riti del cuore» (p. Ermes Ronchi). |