Omelia (10-05-2025) |
Missionari della Via |
Molti discepoli di fronte alla "durezza" delle parole di Gesù tornano indietro. Rinunciano a seguirlo perché quanto Egli afferma non si riesce a "com-prendere" ma chiede fiducia. Gesù non fa sconti e chiede anche ai Dodici di fare la loro scelta. Ed ecco che all'atteggiamento incredulo di molti discepoli si oppone quello di Pietro che proprio qui rinnova il suo atto di fede: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Pietro non se ne va ma resta; resta in relazione con Gesù, resta nella fiducia anche se non tutto era chiaro, resta anche quando molti altri se ne erano andati. In fondo questa scelta si rinnova per noi tante volte, specialmente quando il disegno di Dio ci supera, quando non tutto è chiaro, quando il tratto di strada che dobbiamo affrontare è duro. In quei momenti che fare? Andarsene o restare? Abbandonare o fidarsi? In quei momenti, dove la tentazione bussa veemente alla porta del cuore e della mente, ci farà bene ricordare le parole di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Sì, proprio nei momenti più difficili possono sgorgare i sì più belli, più limpidi, che ci stringono ancor più al cuore di Cristo che non smette mai di amarci e sostenerci. «Il brano evangelico presenta un momento di crisi della comunità di Gesù. Le crisi nella vita personale come nella chiesa e nella comunità cristiana sono dolorose, ma possono essere salutari perché passano al setaccio, vagliano, chiedono un adattamento a situazioni nuove, dunque sono possibili occasione di rinnovamento. Certo, nella crisi si fa strada la tentazione dell'azzeramento del proprio passato: "Ho sbagliato tutto", "Mi ero illuso", "Non ce la faccio più", "Per me è impossibile". E ancora: "Che senso ha?", "Chi me lo fa fare?", "Ne vale la pena?". Queste sono le parole e le domande che vengono al nostro spirito in quei momenti. E allora è importante ricordare la risposta di Pietro (Gv 6,6869) alla provocatoria domanda di Gesù. A nome dei Dodici, Pietro risponde affermando che essi appartengono a Gesù quale Signore delle loro vite ("Signore, da chi andremo?"); confessando che da lui essi hanno ricevuto e ricevono vita ("Tu hai parole di vita eterna"); ricordando l'atto di fede fatto un tempo e l'esperienza esistenziale che ha corroborato la loro fede ("Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio"). Dalla vertigine della possibilità dell'abbandono, dall'illusione della libertà come sconfinamento, si passa allo sprofondamento nell'essenziale, in una fede sempre più nuda, spoglia, povera, centrata solamente sulla relazione con il Signore e le sue parole che sono spirito e vita. Nella vita cristiana si ascende scendendo, ci si eleva abbassandosi, ci si arricchisce impoverendosi, si cresce diminuendo. Unica condizione imprescindibile: la libertà. Sì, viene un momento per il credente in cui la fede chiede una rinascita, ma questo passa attraverso una morte, un affidamento radicale che è un perdersi, uno smarrirsi. Spesso sono i momenti di crisi che svolgono questa funzione di appello: allora si tratta di comprendere che "è lo Spirito che dà la vita e la carne non giova a nulla" (Gv 6,63) e di ricominciare, sempre più spogli, ma anche sempre più semplici e unificati, ad ascoltare la Parola e ad affidarsi allo Spirito del Signore» (Luciano Manicardi). |