Omelia (06-05-2025) |
Missionari della Via |
Le parole conclusive di Gesù sono quantomai affascinanti e profonde, non spiegabili limitandosi alla sfera materiale. Gesù parla di una sazietà che Lui offre e che si può sperimentare solo con un cuore aperto alla grazia, frequentandolo nella parola e nei sacramenti. Di cosa stiamo parlando? Di una fame molto profonda: la fame di Dio ovverosia la fame di verità, di eternità, d'amore, quella "fame" immensa che cerchiamo di colmare in tanti modi senza riuscirci perché siamo fatti per l'infinito e solo l'infinito sazia. Dietro tanti smarrimenti altro non c'è che la ricerca di questa pienezza indirizzata dalla parte sbagliata. Quanti giovani cercano la felicità passando da un'ebbrezza all'altra, quante persone cercano l'amore passano da una relazione all'altra, quanti cercando il senso pieno della vita passando da una filosofia all'altra... dietro tutto ciò altro non c'è che la ricerca di Dio. Come disse Santa Teresa Benedetta della Croce: «quando si cerca la felicità, lo si sappia o no, si cerca Dio». Come credenti, abbiamo questo meraviglioso mandato; indicare con la vita e le parole dove si trova la pienezza di ciò che in fondo si cerca. La prima forma di evangelizzazione è la nostra testimonianza. È la nostra vita che suggerisce se abbiamo davvero trovato questa pienezza, se siamo persone "sazie", cioè pacificate, grate, gioiose. E poi con le parole; non freddi moralizzatori né giudici inquisitori né avvocati accusatori, ma fratelli e sorelle capaci di intercettare i desideri nascosti, di accostarsi con delicatezza ai fallimenti vissuti e indicare, in punta di piedi, la pienezza. Che il Signore ci aiuti ad attrarre tanti a Lui, indicando, con le parole e con la vita, la pienezza, poiché Egli è il solo capace di saziare la sete d'amore e il desiderio di vita che portiamo tutti nel cuore! «L'evangelizzazione è più che una semplice trasmissione dottrinale e morale. È prima di tutto testimonianza: non si può evangelizzare senza testimonianza; testimonianza dell'incontro personale con Gesù Cristo, Verbo Incarnato nel quale la salvezza si è compiuta. Una testimonianza indispensabile perché, anzitutto, il mondo ha bisogno di «evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia loro familiare» (Evangelii Nuntiandi, 76). Non è trasmettere un'ideologia o una "dottrina" su Dio, no. È trasmettere Dio che si fa vita in me: questo è testimonianza; e inoltre perché «l'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, [...] o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (ibid., 41). La testimonianza di Cristo, dunque, è al tempo stesso il primo mezzo dell'evangelizzazione (cfr ibid.) e condizione essenziale per la sua efficacia (cfr ibid., 76), perché sia fruttuoso l'annuncio del Vangelo. Essere testimoni. Occorre ricordare che la testimonianza comprende anche la fede professata, cioè l'adesione convinta e manifesta a Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, che per amore ci ha creati, ci ha redenti. Una fede che ci trasforma, che trasforma le nostre relazioni, i criteri e i valori che determinano le nostre scelte. La testimonianza, pertanto, non può prescindere dalla coerenza tra ciò che si crede e ciò che si annuncia e ciò che si vive... Tanti cristiani soltanto dicono di credere, ma vivono di un'altra cosa, come se non lo fossero. E questa è ipocrisia. Il contrario della testimonianza è l'ipocrisia. Quante volte abbiamo sentito "ah, questo che va a Messa tutte le domeniche, e poi vive così, così, così, così": è vero, è la controtestimonianza. Ognuno di noi è chiamato a rispondere a tre domande fondamentali, così formulate da Paolo VI: "Credi a quello che annunci? Vivi quello che credi? Annunci quello che vivi?"» (papa Francesco). |