Omelia (05-05-2025)
Missionari della Via


La folla che ha sperimentato il miracolo della moltiplicazione dei pani (in)segue Gesù che nel frattempo ha proseguito il suo cammino - e quasi in tono di rimprovero chiede spiegazioni. Gesù mette in luce l'intenzione, il motivo di questa ricerca: «voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». La domanda sorge spontanea: io per cosa cerco Gesù? I motivi possono essere i più disparati (e disperati): la richiesta di una grazia per sé o per altri, dalla conversione alla guarigione passando per il superamento di una prova. Altri ancora lo cercano proprio a seguito di una grazia ricevuta, sperando di ottenerne subito un'altra e via dicendo... Io, invece, perché lo cerco? (forse a monte dovremmo chiederci: lo cerco? Se sì, come?). Subito dopo notiamo come Gesù non spenga il desiderio di Lui con facili moralismi o rimproveri, piuttosto orienta questa ricerca verso il meglio: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà». È come se Gesù dicesse: datevi anzitutto da fare per me, per ciò che io vi do (me stesso, addirittura in cibo nell'eucaristia!). Dunque, datevi da fare per vivere in comunione con me, per attingere al mio amore, per cercare ciò che veramente vale! E qui sorge la seconda domanda: io per cosa mi do tanto da fare? Nelle cose che facciamo possiamo cercare ciò che appaga il ventre o ciò che dura per la vita eterna. Ad esempio, in maniera più grossolana possiamo vivere per la carriera, per il prestigio personale, per il ritorno d'immagine, per l'arricchimento egoistico. Posso fare anche le cose più belle perché devo ma non perché amo, cercando sottilmente il mio tornaconto. Oppure ci si può dare tanto da fare per cose alle quali stiamo dando troppa importanza, sacrificandone altre ben più importanti. Nei confronti del Signore stesso, posso anche cercarlo ma limitarmi alla sfera del benessere personale o chiedergli solo benefici materiali o risoluzione di problemi quotidiani senza andare oltre, senza cercarlo per Lui stesso, senza essere entrato in intimità con Lui, senza aver compreso il di più che Lui può darmi: poter amare sul serio, avere un cuore libero dal peccato e dalla ricerca egoistica di sé... Sì, possiamo cercare il Signore solo per sentirci meglio e non per cercare di vivere meglio, orientando a Lui la nostra vita. «Cristo certamente vuole portare un "bene" dentro la nostra vita, ma il bene che Egli porta indica anche una direzione da seguire. Credere prendendoci qualcosa di Cristo e poi non imboccare nessuna direzione uscendo dalla Chiesa non serve a molto. Il vero problema non è sentirci bene quando andiamo a pregare, ma che decisione prendiamo quando lo abbiamo fatto davvero e con tutto il cuore» (don Luigi M. Epicoco). Ci farà bene lasciare che queste due domande ci accompagnino nell'arco di questa giornata, aiutandoci a rivedere le nostre intenzioni e ridirezionare i nostri passi: per cosa cerco il Signore? per che cosa mi sto dando tanto da fare?