Omelia (10-05-2025)
padre Ezio Lorenzo Bono
ABBANDONARE O ABBANDONARSI?

Non ti è mai capitato di iniziare con entusiasmo un'impresa? Magari imparare una nuova lingua, iniziare un corso impegnativo, leggere un libro difficile, o intraprendere un viaggio faticoso... e poi, a un certo punto, dire a te stesso: "Non ce la faccio più"? All'inizio eri motivato, spinto dall'entusiasmo, ma poi sono arrivati la fatica, i limiti, la difficoltà. E hai mollato tutto. È umano.
È successo anche ai discepoli di Gesù. Molti avevano cominciato a seguirlo spinti dall'emozione, dall'entusiasmo per i miracoli, per le parole affascinanti, per la folla. Ma a un certo punto, quando hanno cominciato a capire davvero chi è Gesù e che cosa chiede, il Vangelo ci dice: "Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui". La loro giustificazione era: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?". In realtà non è che non avessero capito. Anzi, avevano capito fin troppo bene. Avevano capito che Gesù non era solo un profeta affascinante, ma uno che parlava di donarsi, di mangiare la sua carne, di prendere la propria croce, di perdere la vita per trovarla. E questo, per molti, era troppo.
Ma c'è anche un'altra reazione, quella di chi non scappa ma si affida. Quella di Pietro, che oggi dà una delle risposte più belle di tutto il Vangelo: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna. Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". Pietro non dice di aver capito tutto, ma dice che si fida. Non ha un piano B. Non cerca un'alternativa più facile. Non abbandona ma si abbandona.
E oggi il Vangelo ci mette davanti allo stesso bivio: abbandonare Gesù o abbandonarsi in Gesù?
E tu, in che fila ti trovi? Tra quelli che si tirano indietro o tra quelli che restano? Tra quelli che abbandonano Gesù o tra quelli che si abbandonano in Gesù?