Omelia (11-05-2025) |
padre Ezio Lorenzo Bono |
PINOCCHIO E IL “BEL PASTORE” I. In questi giorni sarò a Rio de Janeiro per tenere una conferenza a un convegno nazionale sull'educazione. Il tema affidatomi riguarda il re-incanto dell'educazione. Pensando a cosa dire, ho scelto come filo conduttore una storia che continua a incantare da generazioni: Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, uno dei libri più letti e tradotti al mondo, con oltre 260 versioni in lingue diverse. È ormai un classico della letteratura universale per l'infanzia. Una figura che incanta davvero nel libro non è tanto Pinocchio, quanto il falegname Geppetto, con il suo sogno di avere un figlio. Da un tozzo di legno ricava un burattino, Pinocchio, e lo accoglie come figlio. Nonostante disobbedienze, fughe e bugie, Geppetto non smette mai di amarlo. Lo cerca, lo aspetta, lo perdona, lo salva. È con lui persino in fondo al mare, nella pancia della balena. E alla fine, è proprio questo amore fedele e paziente a trasformare Pinocchio in un bambino vero. L'educatore è così: colui che sogna per i propri figli o studenti anche quando loro non sanno ancora sognare. Che soffre per loro, spera per loro, li rialza quando cadono. In fondo, l'educatore è un buon maestro, un buon pastore. II. Nel Vangelo di questa domenica, Gesù si definisce il Buon Pastore. Ma il testo greco è ancora più suggestivo: lo chiama il Bel Pastore, καλὸς ποιμὴν, cioè colui che non solo è buono, ma anche bello nel modo di amare, nobile nel suo agire, affascinante nella sua fedeltà, incantevole nel suo essere. Il Bel Pastore dà la vita per le sue pecore. Non fugge all'arrivo del lupo. Non è un mercenario. Resta. Difende. Conosce le sue pecore una per una, le chiama per nome. E loro ascoltano la sua voce: "Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono". Il Bel Pastore è una persona mite e, insieme, forte e coraggiosa. Al tempo di Gesù non esistevano fucili né pistole: i pastori affrontavano i lupi con i bastoni, rischiando di essere azzannati. Solo i proprietari delle pecore correvano questi rischi. I pastori salariati, invece, quando vedevano il lupo arrivare, scappavano. Non gli importava nulla delle pecore. Così, anche oggi, ai brutti pastori - o ai cattivi influencer - non importa nulla dei danni che provocano ai giovani. A loro interessa soltanto la popolarità e il successo personale. Impariamo allora a riconoscere i pastori buoni - o meglio, i pastori belli - che ci sono stati vicini nei momenti difficili. E stiamo alla larga dai brutti pastori, per non diventare anche noi brutti come loro. Il nostro Bel Pastore è Gesù, che dice delle sue pecore: "Io do loro la vita eterna e nessuno le strapperà dalla mia mano". È questo il sogno di ogni vero educatore: non il controllo, non il tornaconto, non il risultato immediato, ma una relazione profonda e duratura, fatta di voce riconosciuta, di presenza quotidiana, di fiducia reciproca. Papa Francesco ci invita con forza a vivere l'educazione come una forma di bellezza incarnata. Nel bellissimo progetto del Patto Educativo Globale, ci chiede di ascoltare la voce di bambini, ragazzi e giovani, perché solo ascoltandoli possiamo davvero guidarli. Non basta parlare di loro: bisogna parlare con loro. Non basta correggere: bisogna accompagnare. Il Pastore bello è colui che cammina con il gregge, che non si stanca di cercare la pecora smarrita, che si china per fasciarne le ferite. È questo il maestro di cui abbiamo bisogno oggi. Ed è ciò che tutti noi - genitori, nonni, insegnanti, sacerdoti, educatori - siamo chiamati a essere. III. In conclusione. Il nostro Geppetto non è un eroe, non è perfetto, ma è vero, è credibile. È fragile e forte allo stesso tempo. Non parla molto, ma ama molto. Non tiene prediche, ma costruisce sogni con le sue mani. E alla fine, è proprio grazie a lui che Pinocchio diventa un bambino vero. Così è anche Gesù con noi: non ci costringe, non ci manipola, non ci punisce. Ma ci ama, ci aspetta, ci cerca, ci prende per mano. E ci rende veri. L'educazione non è un mestiere. È una vocazione. Non si fa solo con la testa, ma con il cuore, con le mani, con la vita. Oggi, IV domenica di Pasqua, celebriamo anche la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Per noi sacerdoti, che amiamo la nostra vocazione, forse la rinuncia che ci costa di più è quella di non poter avere un figlio proprio, carne della nostra carne. Cosa c'è di più bello che sentirsi chiamare papà o mamma? Ma il Vangelo del "Bel Pastore", la figura di Gesù e anche quella di Geppetto ci parlano di una paternità non biologica, ma altrettanto incantevole. Papa Francesco, nella sua lettera Patris corde, ci ricorda che padre non è chi genera un figlio, ma chi se ne prende cura. Tutti noi educatori che non siamo padri biologici, ma "diversamente padri", siamo quei bei maestri che svolgono la professione più bella del mondo: essere svelatori di bellezza, guide verso l'incanto della vita, pastori belli che rendono veri e belli coloro che ci sono affidati. ______ AVVISO. Durante il tempo di Pasqua puoi trovare i miei commenti al Vangelo dei giorni feriali e domenicali in Qunram2 o sul mio profilo Facebook _____ Ti invito a guardare il videomessaggio settimanale di 30 secondi (in italiano, portoghese, inglese, francese e spagnolo) ispirato al Vangelo della Domenica, che puoi trovare (generalmente verso il fine settimana) sul mio profilo Facebook , Instagram e TikTok, sul mio canale Youtube e sul mio canale Whatsapp. Il testo del commento al Vangelo lo puoi trovare anche sulla mia WebPage. Se vuoi inviarmi dei commenti alle mie riflessioni, saluti, osservazioni, critiche o consigli per migliorare i miei testi, li leggerò molto volentieri. 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