Omelia (04-05-2025)
padre Gian Franco Scarpitta
Catturati da una rete che non imprigiona

In questi giorni in cui scriviamo tutti si attende l'inizio del Conclave, che eleggerà il successore del compianto e amato papa Francesco, scomparso il Lunedi di Pasqua e le Lettura di questa Domenica sono abbastanza pertinenti a predisporci a tale importantissimo evento. Gesù, del quale si stava ancora celebrando la gioia della Resurrezione, si era manifestato al pontefice ultraottantenne per associarlo con sé nella medesima Gloria di vita piena; più o meno come adesso lo stesso Risorto si manifesta nella sua gloria agli apostoli mentre stanno terminando, delusi e amareggiati, una pesca infruttuosa durata un'intera notte. E in modo particolare si manifesta a Pietro, che era stato istituito a capo del collegio apostolico. Questi, parimenti agli altri suoi compagni apostoli, inizialmente non lo riconosce, poiché Gesù si è presentato in incognito. Quando però, sul suo suggerimento, si gettano le reti in mare e la pesca in pochi minuti ottiene tutti quei risultati che in tante ore non si erano mai visti, Pietro si "cinge le vesti e si getta in mare", poiché in quella figura che nota lungo la riva riscontra il Signore. Non è azzardato dire che si getta nel mare infinito, variegato, multiforme eppure sempre unico della Chiesa universale voluta dallo stesso Gesù Risorto, non solamente fra i flutti fisici. Si getta in mare per andare incontro al Signore, ma anche per immedesimarsi nel vasto mare del mondo, della società, della varietà culturale nel quale navigano sempre le barche degli apostoli. Per fare proprie tutte quelle realtà, farne la ragione della sua perseveranza vocazionale e del suo ravvedimento dopo il famoso triplice rinnegamento. Pietro si "tufferà" in effetti nella moltitudine di quella gente che dal giorno di Pentecoste in poi penderà dalle sue labbra per poi pentirsi amaramente dei suoi misfatti e per farsi battezzare "nel nome di Gesù"(At 2, 37 - 38). Seguiterà nella missione di annuncio conferitagli dallo stesso Cristo, nella zelante testimonianza della salvezza e della vita del Risorto, di cui peraltro è stato testimone oculare nell'esperienza della Trasfigurazione e spiegherà che ogni profeta e apostolo nel proferire la Parola di Dio agisce in virtù dello Spirito Santo (2Pt 1, 16- 21). Nella prima Lettura si evince anche l'eroismo degli apostoli, primo fra tutti lo stesso Pietro, che dopo essere stati liberati miracolosamente da una prigionia per aver parlato nel nome di Gesù, continuano a parlare nel suo nome senza indugiare, anche quando il sommo sacerdote li convoca davanti al sinedrio e nonostante li faccia percuotere e flagellare. La severità con cui vengono trattati, le minacce a cui sono sottoposti, i pregiudizi e gli atti di gelosia da parte degli avversari non li distolgono dal loro proposito di proclamare al pubblico quello che non possono tacere: Pietro afferma infatti che non è possibile venir meno al monito che Dio ha dato per mezzo del suo Figlio, tantomeno desistere dal diffondere il grandioso messaggio che sarà risolutivo per la vita di tutti: Gesù, che i Giudei avevano fatto uccidere su una croce, è risuscitato dai morti e questo risponde ai piani di rivelazione e di salvezza di cui si parla nelle Scritture e di cui Davide aveva parlato già prevedendo sin da allora la resurrezione medesima del Cristo (At 2, 29 - 33). Pietro, accanto ai suoi discepoli persevera, non soccombe, insiste e persiste anche contro le avversità poste da coloro che vorrebbero che lui tacesse la verità. Avrà molta gente al suo seguito, cioè parecchi battezzati che andranno aggiungendosi al novero dei nuovi cristiani.
Tutto questo è prefigurato nel suo tuffo in mare, nel quale si immerge per conoscere egli stesso la realtà del mondo in cui il Signore si è reso manifesto, per assimilarla e per fare propria quella grande moltitudine di pesci che poi, aiutato dai suoi compagni, con molta fatica trae sulla barca e con essa porta poi verso riva. 153 grossi pesci, che rappresentano la molteplicità delle Nazioni e dei popoli a cui è rivolto il vangelo e che Dio in Cristo vuole trarre in salvo, appunto per il tramite del ministero di Pietro. La rete, sebbene gravata del peso dei pesci, non si spezza: la Chiesa è la rete che accoglie tutti, riunisce e armonizza tutti gli uomini, le razze, valorizza tutti i carismi come dono prezioso, non esclude nessuno dal suo ambito e per essa ciascuno è prezioso e irripetibile. Questa rete che accoglie e nella quale lo Spirito Santo realizza l'armonia e l'unità spronando alla missione e alle opere di edificazione, non si spezzerà mai se la sua pesca ha all'origine il suo Fondatore Gesù Cristo, che l'ha inaugurata nell'alleanza del suo Sangue e che l'ha fon data sugli apostoli e soprattutto sulla roccia che è Pietro. In questa rete Gesù però non ci imprigiona e non tende trappola alcuna: ci coinvolge rispettando la nostra libertà, ma favorendo in noi la gioia nella convinzione che è bello appartenervi perché è bello essere congiunti a Cristo e a tutti gli altri "pesci", cioè ai fratelli con i quali si condivide la stessa esperienza di comunione e di missione.
Sempre Gesù nella Chiesa in forza del suo Spirito alimenta e rinvigorisce ciascuno di noi come singoli, esalta il nostro spirito perché nello Spirito ci riconosciamo Figli di Dio. L'unico Salvatore e Redentore nostro Fratello, Amico e Maestro si fida di noi per la costruzione giorno per giorno del suo Regno di giustizia, di pace e di amore che è lo stesso Regno di Dio. Dio stesso che vive e opera nell'uomo per il tramite delle parole e delle opere dello stesso Cristo. Al Signore Gesù non siamo soltanto invitati a credere; a lui occorre anche che ci affidiamo per vivere e radicarci, per fondare su di lui la nostra vita. Cristo è la nostra risorsa principale, il nostro riferimento e come tale occorre avere il coraggio di seguirlo e di imitarlo.
Così come Gesù mostra di aver fiducia in Pietro, che nonostante il suo atto di vigliaccheria viene innanzitutto chiamato a ripristinare o a consolidare una relazione di amore speciale con il suo Signore: "Pietro, mi ami tu più di costoro..."? Mi ami cioè con una carica umana speciale, peculiare, non comune? Sei disposto a perderti per la mia causa e a spendere te stesso per il mio vangelo? Di conseguenza lo riabilita nel ministero gravoso di "pascere le sue pecorelle e i suoi agnelli". Affinché per mezzo di Pietro, non ci sentiamo abbandonati, ma sperimentiamo anche noi la stessa forza dell'Amore.