Omelia (04-05-2025) |
don Alberto Brignoli |
Pietro, oggi come allora... semplicemente, “seguimi”. O ti fai, o ti disfi. Grandi alternative, nei momenti di forte crisi, non ci sono. E così avvenne anche in quei giorni. A seguito della vicenda del Maestro tragicamente morto sulla croce, qualcuno si disfece, e preso dalla disperazione pose fine alla propria esistenza come poco prima aveva fatto con quella del suo Signore. Qualcun altro, invece, decise di tornare a fare il lavoro di prima: il pescatore. E per di più, decide di ripartire proprio dal luogo in cui tutto era iniziato tre anni prima, il Lago di Tiberiade. Tra l'altro, sono in sette, il numero perfetto: impossibile fallire. Ma è notte, fuori e dentro di loro: e infatti, non prendono nulla. Perché è impossibile tornare alla vita di prima nelle stesse e identiche modalità: il passato è passato, e non torna più. Occorre fare nuove tutte le cose, altrimenti non c'è Pasqua! Se pretendi di tornare a guardare le cose con gli occhi di prima, non concluderai nulla: ti può anche apparire davanti agli occhi il Maestro in persona, ma tu sarai incapace di riconoscerlo. E magari gli risponderai seccato, come fecero quei "magnifici sette", i quali, di fronte a una domanda molto educata del Risorto ("Figlioli, non avete nulla da mangiare?"), rispondono con un "No!" talmente burbero che suona più da pastore delle Orobie che da gente di mare... In fondo, che c'entra Dio, se non hanno occhi capaci di riconoscerlo? A quanto pare, non è bastata una predica da Gerusalemme a Emmaus, e nemmeno il gesto dello spezzare il pane, e neppure il dito di Tommaso nel suo costato per credere che egli è risorto! Cosa si aspettano, un miracolo? Eccoli serviti: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". Poi però non ci sono più scuse che tengano: bisogna stare pronti, perché la rete può spezzarsi "per la grande quantità di pesci". E già: Dio, quando decide di darti un segno, lo fa in maniera forte, perché Lui, le cose che dice, le fa. E le fa bene... Finalmente, tra i sette c'è qualcuno che riesce a riconoscerlo: è "il discepolo che Gesù amava", quello che era rimasto sotto la croce con la Madre mentre gli altri fuggivano. La professione di fede non esce dalla bocca di Pietro ("darò la mia vita per te!"), e nemmeno dalle accurate analisi della mente di Tommaso ("se non vedo io i segni dei chiodi..."), ma dal cuore: solo chi ama sa riconoscere che Gesù "è il Signore!". E allora, Pietro si getta in acqua con la veste, come erano soliti fare i catecumeni a quel tempo, che ricevevano il battesimo immergendosi nell'acqua con le vecchie vesti e ne uscivano rinati a nuova vita. E quel mattino (sì, perché ormai era l'alba del giorno nuovo) non c'è solo il battesimo avvenuto nella vasca battesimale più grande della storia (un lago intero): quel giorno, sulla riva, si celebra pure l'Eucaristia, non facendo i gioppini, come alcuni di noi preti, d'estate, in costume, pensando di essere modernamente originali, ma con la vera comunione, quella condivisione di pani e di pesci preparati per noi dal Maestro, che ci invita di persona, "Venite a mangiare", "Venite a Messa"... E a quella Messa, tutti possono partecipare: anche quei 153 grossi pesci, su cui, lungo la storia, la gematria e la cabala si sono sbizzarrite con ogni tipo di interpretazione, per giungere tutte quante alla conclusione che si trattava di un numero simbolico, per indicare gente di ogni popolo, lingua, nazione, genere... Del resto, Giovanni ama talmente il Maestro che non dimentica mai i particolari: come quando, tre anni prima, ricordava di averlo incontrato alle quattro del pomeriggio. Scoprire Gesù come Signore della tua vita è qualcosa di talmente profondo che non te ne scordi più. Anche qualora dovessero succedere le cosa più terribili e drammatiche; anche qualora dovessi trovarti solo sotto la croce, vederlo morire in quel modo e scoprire tre giorni dopo che la sua tomba è vuota; anche quando tra quei sette, quel mattino, c'è chi - sul più bello - ha negato di conoscerlo, e non una sola, ma tre volte... E beh: c'è ancora un conto in sospeso con Pietro, il Principe degli Apostoli, in questi giorni impegnato a pregare perché i cardinali scelgano il suo successore pensando all'opera dello Spirito Santo nella Chiesa e nel mondo, e non al FantaPapa creato dall'imbecillità umana, segno di quanto il mondo abbia davvero bisogno di una guida saggia e intelligente... Ma questo, Pietro lo sa bene. Lo ha imparato proprio quel mattino, sul Lago di Tiberiade, mentre fa due passi dopo mangiato con il suo Maestro, dal quale si aspettava un bel "vade retro, Satana"! E invece no: Gesù gli chiede solamente se lo ama ancora... "Ma vuoi mettere, Signore? Sai benissimo che ti voglio bene!". Il fatto, però, è che glielo chiede per tre volte, perché deve espiare il suo triplice rinnegamento; per di più, alla fine, abbassa il tiro e gioca al suo livello: amarmi forse è troppo, "mi vuoi almeno bene?". Ovvio che Pietro ci rimanga male, soprattutto perché si rende conto, dopo quello che è successo, di non essere più sicuro di nulla: nemmeno di ciò che prova per il Maestro. "Signore, tu sai tutto: lo sai tu sei io ti amo veramente...". Adesso che Pietro ha capito che con Dio non si può essere spavaldi promettendo ciò che poi non si riesce a mantenere, il Maestro decide di affidargli i suoi discepoli: "Pasci le mie pecorelle". E lo dirà anche al nuovo Papa: le pecore sono le mie, ti chiedo solo di pascerle, e di amarle come ami me... Per Pietro, è finito il tempo dell'entusiasmo giovanile nel quale si promette a Dio mari e monti e ci si permette di "andare dove tu vuoi": ora è il momento della maturità, della fede messa alla prova, di una fede passata attraverso il tradimento, la croce, la morte, la tomba vuota, l'apparizione del Risorto, il dono della pace, il nuovo Battesimo e il perdono ritrovato. E si concluderà "dove tu non vuoi", ovvero con la testimonianza fino al dono della vita per il Maestro. Era ancora troppo presto e troppo facile, durante l'intimità dell'ultima cena, dire al Maestro "Ti seguirò ovunque tu vada, anche se fosse fino alla croce!". Ora Pietro - e con lui ogni discepolo fedele - ha imparato la lezione dell'umiltà, quella di chi sa che non bisogna mai camminare davanti a tutti, ma sempre e solo dietro al Maestro. Per questo, oggi il Vangelo termina così, semplicemente: "Seguimi". |