Omelia (01-05-2025)
don Lucio D'Abbraccio
La dignità del lavoro quotidiano!

Oggi, primo maggio, la Chiesa ci invita a celebrare la memoria liturgica di San Giuseppe Lavoratore. Questa festa, istituita da Papa Pio XII nel 1955, si colloca significativamente nella stessa data in cui molte nazioni celebrano la Festa dei Lavoratori. Non è una coincidenza, ma un invito profondo a guardare al mondo del lavoro con gli occhi della fede, riconoscendone la dignità e il valore attraverso la figura umile e silenziosa di San Giuseppe.
Il Vangelo di oggi ci riporta a Nazareth, dove la gente si meraviglia di Gesù e si chiede: «Non è costui il figlio del falegname?». Questa domanda, forse posta con un velo di scetticismo, rivela una verità profonda: Gesù, il Figlio di Dio, è cresciuto in una famiglia dove il lavoro manuale era il pane quotidiano. Il «falegname», il tekton - termine greco che indica un artigiano, un costruttore - era Giuseppe. Egli, con le sue mani callose, con la sua fatica quotidiana, ha provveduto alla Sacra Famiglia, ha insegnato un mestiere a Gesù, ha vissuto la sua vocazione nella normalità operosa di Nazareth.
San Giuseppe ci insegna che il lavoro non è una maledizione, né semplicemente un mezzo per guadagnarsi da vivere. È molto di più. È partecipazione all'opera creatrice di Dio. Fin dal principio, come leggiamo nella Genesi, Dio ha lavorato creando il mondo e ha affidato all'uomo il compito di «coltivare e custodire» il giardino (cf Gen 2,15). Lavorando con onestà, diligenza e amore, l'uomo collabora al progetto di Dio, porta a compimento la creazione e, allo stesso tempo, realizza se stesso.
Nella bottega di Nazareth, il lavoro di Giuseppe era intriso di preghiera, di silenzio fecondo, di dedizione totale a Maria e a Gesù. Non cercava riconoscimenti o applausi. Il suo era un servizio nascosto, ma essenziale nel piano della salvezza. Ci mostra come ogni lavoro, anche il più umile e nascosto, acquista un valore immenso se vissuto in unione con Dio e per amore degli altri. Non è tanto cosa facciamo che santifica, ma come lo facciamo: con rettitudine, con impegno, con spirito di servizio, offrendo le nostre fatiche quotidiane. San Paolo, nella lettera ai Colossesi, ci esorta: «Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini». Questo è lo spirito di San Giuseppe.
Oggi, mentre onoriamo San Giuseppe Lavoratore, non possiamo dimenticare le sfide e le difficoltà del mondo del lavoro contemporaneo. Pensiamo a chi cerca lavoro e non lo trova, specialmente i giovani; a chi vive nella precarietà e nell'incertezza; a chi subisce ingiustizie, sfruttamento o condizioni di lavoro non dignitose; a chi fatica a conciliare i ritmi lavorativi con la vita familiare; a chi ha perso il senso del proprio operato.
La figura di San Giuseppe diventa allora un faro e un intercessore potente. Egli ci ricorda la dignità intrinseca di ogni lavoratore e di ogni lavoro onesto. Ci sprona a costruire un mondo dove il lavoro sia davvero a servizio della persona umana, ne promuova la crescita integrale e contribuisca al bene comune. Ci invita a riscoprire il valore della fatica offerta, della professionalità vissuta con coscienza, della solidarietà tra colleghi.
Affidiamo oggi a San Giuseppe tutti i lavoratori e le lavoratrici del mondo. Preghiamo per chi è in difficoltà, per chi soffre a causa del lavoro o della sua mancanza. Chiediamo la sua intercessione perché possiamo tutti imparare da lui a santificare la nostra vita quotidiana attraverso il nostro lavoro, qualunque esso sia, vivendolo come una vocazione, un servizio a Dio e ai fratelli.
Che San Giuseppe, custode silenzioso e lavoratore instancabile, protegga le nostre famiglie, ispiri le nostre azioni e ci guidi sempre sulla via dell'onestà, della giustizia e della carità nel nostro impegno quotidiano. Amen!