Omelia (29-04-2025)
don Andrea Varliero
Mi chiamo Caterina

Mi chiamo Caterina e oggi, 29 aprile dell'Anno del Signore 1380, sono salita al Cielo. Avevo trenta tre anni, sembra impossibile che in questi pochi anni qui in terra io sia riuscita a vivere una vita così immensa. Io, quasi analfabeta, ho dettato più di trecentocinquanta lettere: ho scritto a papi e a podestà, a nobili e a prostitute, ho scritto senza giri di parole, ho scritto la verità. Per questo sono stata messa all'indice e richiamata dalla Chiesa. Ho viaggiato tantissimo, ogni viaggio è stato un filo per la pace: pace a Firenze, pace ad Avignone, pace a Roma. Io, donna, ho guardato in volto i potenti della terra: mi hanno accolta e ascoltata. Sono riuscita persino nell'impossibile, riportare a Roma il Papa Gregorio XI. Assieme a me ho avuto immense amicizie: la bella brigata ci chiamavano. Amici sinceri e profondi, amici veri: quante risate si sentivano da Fonte Branda a Siena alla sera, in casa nostra. Ho sempre invocato lo Spirito Santo, ho scritto un libro sulla Divina Provvidenza, ho avuto un rapporto immenso e un amore folle per nostro Signore, mi sono addentrata alle soglie del mistero, ho fatto della mia vita un qualcosa di mistico, di immenso. La linea sottile tra pazzia e amore. Io Caterina, piccola donna proveniente da un mondo unicamente maschile, in anni di guerra e di violenza, ti offro il cuore della Pace. Io Caterina, sono santa non perché sono stata perfetta, ma perché ho amato, ho amato tutto. Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco all'Italia, ho scritto. Papa Giovanni Paolo II lo ha ripetuto una notte d'estate a due milioni di giovani radunati a Tor Vergata nell'anno duemila. Se saremo quello che dovremo essere, metteremo fuoco: un fuoco di passione, di vita, un fuoco di novità, un fuoco di cura e di tepore, un fuoco di amicizia e di laboriosità. Se pensiamo alle persone che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra vita, qual era il loro segreto? Direi, senza grandi margini di errore, il segno dell'amore. Non la diagnosi implacabile delle nostre impossibilità. Non si dà amore senza eccesso di amore. Amare è donare il nostro amore all'altro senza controllare quello che costui potrà fare del nostro amore. Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco al mondo