Omelia (02-05-2025) |
Missionari della Via |
Oggi inizia la lettura del capitolo 6 di Giovanni che alcuni studiosi chiamano "il Discorso eucaristico". Giovanni, infatti, a differenza degli altri tre vangeli sinottici, non riporta il racconto dell'istituzione dell'eucaristia, ma questo grande discorso insieme alla lavanda dei piedi (al capitolo 13) che in un certo senso esplicita il senso profondo dell'eucaristia. Il sesto capitolo di Giovanni parte dalla moltiplicazione dei pani e culmina nelle parole di Gesù sul suo corpo come vero cibo e sul suo sangue come vera bevanda. Il racconto di oggi offre un'interessante chiave pasquale: mette in luce una piccola "risurrezione" operata da Gesù nei confronti dei discepoli, che potremmo definire così: da sé agli altri. Una grande folla seguiva Gesù per ascoltarlo; ad un tratto, a mo' di prova, Gesù chiede a Filippo dove si possa comprare del pane per tutti. Filippo poteva anche non averci pensato. Per lui alla folla veniva già dato quel che cercava (ascoltare Gesù). Gesù, invece, chiede di più: sapersi mettere nei panni degli altri, saper intercettare quei bisogni anche non palesemente manifestati eppure evidentemente necessari. Ecco un primo passo importante: saper riconoscere le necessità e i bisogni degli altri anche senza (o prima) che questi vengano espressi. Non solo. Alla domanda di Gesù Filippo risponde con buon senso ovvero sul piano della ragione: duecento denari di pane non basterebbero per tutti. Della serie: non è possibile soddisfare i bisogni di tutti. Invece, Andrea fa un passetto in più: evidenzia il poco che ha un ragazzo (cinque pani e due pesci). Ovviamente denota che è poco ma visto che può essere condiviso entra in gioco Gesù che lo moltiplica perché tutti ne abbiano. Come a dire: se quel poco (che abbiamo e siamo) lo mettiamo a disposizione, Dio sa moltiplicarlo. Ecco il dinamismo pasquale; ciò che si dona, e ancor più quando ci si dona, Dio lo moltiplica. Quando ci si spezza per gli altri, Dio aggiunge forze inattese, risorse inaspettate! Vivere rinchiusi nel proprio egoismo significa restare sterili e infruttuosi. Aprirsi invece alla generosità, alla condivisione (di gesti, di tempo, di beni) significa aprirsi alla vita, diffondere vita. Le grandi opere dei santi non sono partite da progetti megalomani, ma dai piccoli sì di ogni giorno, dal bene possibile, dal poco condiviso, dall'impegno attivo e fecondo per il bene degli altri. Che il Signore ci aiuti ad uscire da quella preoccupazione eccessiva per noi stessi, da quello sguardo sempre rivolto a noi stessi, esercitandoci quotidianamente a saper vedere, riconoscere i bisogni degli altri, mettendoci a servizio, certi che il nostro "poco" messo nelle Sue mani diventa "molto". |