Omelia (16-03-2025) |
don Andrea Varliero |
Cercatori di Bellezza Dal deserto alla montagna. Dal vento che ti segna il volto, dalla solitudine amplificata dopo quaranta giorni, alla nube che ti rinfresca e ti copre, agli amici che dicono che è bello restare lì. È il ritmo della nostra vita, il respiro dei cercatori di Dio: questo deserto e questa montagna, questa prova e questa conferma. Oggi saliamo sul monte della trasfigurazione, esperienza che tutti noi abbiamo vissuto nella nostra vita. Semplicemente, tutto avviene mentre si sta pregando, è una scuola di preghiera. Mi tornano al cuore le parole di un anziano monaco che ha vissuto l'intera sua vita nella preghiera: «Credo che la preghiera non è tutto, ma che tutto deve cominciare dalla preghiera: perché l'uomo che agisce senza Dio non dà mai il meglio di se stesso. Credo che si possa pregare tacendo, soffrendo, lavorando, ma il silenzio è preghiera solo se si ama, la sofferenza è preghiera solo se si ama, il lavoro è preghiera solo se si ama. Credo che non sapremo mai con esattezza se la nostra è preghiera o non lo è, ma esiste un test infallibile della preghiera: se cresciamo nell'amore, se cresciamo nel distacco dal male, se cresciamo nella fedeltà alla volontà di Dio. Credo che impari a pregare solo chi impara a resistere al silenzio di Dio. Credo che tutti i giorni dobbiamo chiedere al Signore il dono della preghiera, perché chi impara a pregare, impara a vivere». Quello che è la nostra essenza di comunità, quello che ci spinge ad uno slancio umano, quello che permette un distacco dai sentimenti forti e una rappacificazione, l'essenziale e il segreto più bello e intimo di una comunità e di tutti noi, sta racchiuso nella preghiera. Sul monte della trasfigurazione tutto inizia e termina nella preghiera. Semplicemente, non c'è un volto deformato e neanche una metamorfosi, non c'è un mito pagano e neanche un fuoco d'artificio. Il suo volto diviene «altro», ed è il segno più bello. Lì, sul monte, ci viene restituita la possibilità di un volto «altro»: il volto di Dio è un volto che io non posso ridurre al mio. Nei campi di sterminio come nelle nostre case, negli ambienti di lavoro come a scuola, nelle carceri come in ospedale, la prima forma di disumanizzazione che operiamo sta nel non guardare più in volto le persone davanti a noi. E smettendo di guardarle in volto noi cessiamo di considerarle appunto volti, persone. E cessando di considerarle persone possiamo umiliarle e fargli del male. Il volto è il luogo più sacro a tutti noi, il nostro volto noi da soli non possiamo vederlo: è sempre necessario che venga letto dall'amico, da chi ci ama, dalla madre e dal padre, dall'altro. Oggi è la festa di un volto «altro», che guarda e parla al mio stesso volto. Semplicemente, è bello per noi stare qui. Facciamo un campeggio, tre tende su questo prato di montagna. La Bellezza. Se sono cristiano, se ho accolto in una chiamata il suo volto, è perché una sete e un desiderio di bellezza hanno bussato alle porte della vita. La sua Bellezza non è solo estetica, cammina sempre insieme a ciò che è vero, a ciò che è giusto, a ciò che è nobile, a ciò che è relazione. La sua Bellezza amplia la capacità di amare. Un paesaggio bello, una musica bella, un volto e un corpo belli non sono il semplice accordo delle parti in un tutto armonico, ma l'accadere dell'altro, piena realizzazione. C'è bellezza e bellezza: c'è una bellezza opaca e scura che diventa un pretendere, un arraffare, e c'è una bellezza nitida e trasparente che diventa dono. Le conosciamo entrambe. Semplicemente, la gioia e la paura, il volto e la voce, la bellezza e l'oscurità, le parole e il silenzio abitano la Trasfigurazione. Una voce che conferma: «Questi è il Figlio, ascoltatelo!». Se desidero vedere il suo volto sono chiamato ad ascoltarlo, parola e contemplazione camminano insieme. E se l'ascolto, allora come Abramo sono chiamato ad uscire da questa terra di oppressione e di morte, finalmente posso tornare a riveder le stelle, a contarle per nome. Ad entrare in me stesso e ad uscire da tutto ciò che non ha a che fare con la bellezza. Un piccolo esercizio spirituale per tutti noi, in questa settimana: essere cercatori di bellezza. Trovarla e lasciarsi disarmare da Lei, ascoltarla nella preghiera e guardarla nei volti. Custodire la bellezza, senza deformarla. Diventare ribelli, restituendo ai nostri giorni bellezza. Prima di quel gesto, prima di quella sentenza, prima di quell'azione, una domanda: è bello? Porterà maggiore bellezza? |