Omelia (16-03-2025) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Rocco Pezzimenti 1. Sembra un brano inappropriato, per la Quaresima, quest'episodio sulla Trasfigurazione. Una luce insolita avvolge il Signore. Si parla "di un bianco lampeggiante", mentre pregava. Che contrasto con il viola liturgico del periodo penitenziale che stiamo vivendo! Ma non basta. "Ecco due uomini erano in colloquio con lui: erano Mosè ed Elia che, apparsi nella gloria parlavano del trapasso che egli doveva compiere a Gerusalemme". La gloria dei due dell'Antico Testamento fa da contraltare al mistero doloroso del trapasso che, malgrado i ripetuti richiami del Cristo, i tre apostoli che erano con lui, come pure gli altri, fino ad allora, non avevano voluto prendere in considerazione. 2. È come se il Signore volesse far ascoltare alle loro orecchie un richiamo dal cielo sulla sua passione. Voleva forse prepararli a quanto sarebbe poi avvenuto. L'episodio li disorienta, li rende consapevoli della dimensione futura al punto di voler restare lì, dimenticando da dove sono venuti e coloro che hanno lasciato. Pietro vuole fare un piccolo accampamento di accoglienza rivelando che "è bene per noi stare qui", anche se l'evangelista aggiunge subito che non sapeva quel che diceva. La sorpresa si accresce quando, una voce misteriosa, aggiunge: "Questi è il mio Figlio, l'Eletto. Ascoltatelo". A quel punto si ritrovano soli con Gesù. 3. Non se la sentiranno di raccontare l'accaduto a nessuno. Tante possono essere le ragioni di questo silenzio, ma non è da escludere che, proprio in quell'episodio, abbiano intravisto il mistero della nostra fede, presente nel binomio inscindibile tra la gloria e la passione. In quel momento di pace celestiale, le parole che restavano impresse nel loro cuore erano legate all'amarezza di quel trapasso che Cristo doveva compiere a Gerusalemme. Più volte ne avevano sentito parlare e si erano rifiutati di comprendere al punto che proprio Pietro aveva risposto con veemenza che quel sacrificio doveva essere escluso. La risposta del Signore era stata perentoria: ragioni come Satana. 4. Paolo ha ben capito questo messaggio. Sa che il discepolo non potrà essere da meno del Maestro, almeno dopo la sua passione. Questo significa seguire il Cristo e imitarlo. Per questo poteva dire agli Efesini: "in noi avete un modello". Abbiamo imparato che la via per la gloria è solo la Croce. Perché non può esserci un'altra via? Perché coloro che la scelgono diventano nemici di Cristo e il "loro fine è la perdizione, loro Dio è il ventre, e la loro gloria nella propria vergogna; essi apprezzano solo le cose terrene". 5. Ve lo dico nelle lacrime, continua Paolo, costoro sono "nemici della croce di Cristo". Quanto a noi, abbiamo un'altra aspettativa, "la nostra patria è in cielo". Da qui aspettiamo il ritorno del Signore. Perché questa attesa? Per realizzare quanto affermato nel Vangelo odierno. Perché Cristo "trasfigurerà il nostro corpo di miseria conformandolo al suo corpo di gloria". Quanto è avvenuto sul Tabor è quello che avverrà per tutti coloro che non si sono scandalizzati della Passione e la hanno considerata la ragione della loro forza. |