Omelia (16-03-2025) |
don Roberto Seregni |
Ascoltatelo Mi guardo attorno e vedo tante ferite profonde e molta stanchezza. Il Perù sta attraversando un tempo difficile, segnato da crisi politiche, disuguaglianze sempre più evidenti, violenze e frustrazioni che sembrano non trovare sbocco. La cosa peggiore, è che tutto sembra normale. In molti, purtroppo, si sono abituati a questo clima di insicurezza, paura e sfiducia. La speranza appare fragile, come una fiamma minacciata dal vento. Mi chiedo se sia ancora possibile credere in un futuro diverso, più giusto, più umano, più fraterno. Eppure, anche in mezzo alle macerie dei nostri sogni, c'è una mano che guida la storia, ne sono sicuro. C'è un senso, un perché, una direzione. Forse non riesco ancora a scovarla con chiarezza, ma c'è. Mi sento come Pietro nel racconto della Trasfigurazione. Stanco, sfinito, oppresso dal sonno, con la voglia di chiudere gli occhi e sperare di riaprirli in una realtà parallela più giusta, umana e pacifica. Però no. È questa la nostra storia. E in questa storia, piena di contraddizioni e di ferite, si è fatto carne il Figlio di Dio ed è morto appeso a una croce, raggiungendo il luogo più lontano da Dio, perché nessuno si senta più lontano da Lui. Nessuno. Rileggo il racconto della Trasfigurazione e la voce del Padre del Cielo risuona con una forza inaudita: "Ascoltatelo". Questo è il grande desiderio del Padre: ascoltare il Figlio per vivere come fratelli. "Ascoltatelo". Che sia questo il segreto per poter scorgere nuovi cammini di riconciliazione fra le macerie dei nostri sogni? "Ascoltatelo". Che sia questo il cammino per riaprire nuovi orizzonti di speranza? "Ascoltatelo". Che sia questo il nuovo fondamento per costruire una nuova umanità? Don Roberto Seregni |